MANTOVA – Duecentosessantaquattro anni e 7 mesi di reclusione da dividere in modo non equo (c’è chi rischia 20 anni e chi 12 mesi) tra i 48 imputati (anzi 47 perché per uno c’è richiesta di assoluzione) che stanno affrontando il processo Grimilde con rito abbreviato. Questo il conto complessivo delle richieste avanzate ieri dal Pm Beatrice Ronchi dell Dda di Bologna. Tra gli imputati di questo processo che si celebra nell’aula bunker della Dozza c’è un solo mantovano, Manuel Conte, 29enne nato a Viadana e residente a Brescello, arrestatoi lo scorso settembre insieme a Paolo Grande Aracri, nipote di Nicolino Grande Aracri, indiscusso capo dell’omonima cosca della ‘ndrangheta cutrese trapiantata al Nord tra Emilia e Lombardia, anche lui imputato in questo processo. Nei confronti di Conte il Pm ha chiesto una condanna a 4 anni e 9 mesi di reclusione, un mese in più del boss Nicolino. Manuel Conte, cui viene contestata l’aggravante dell’associazione a delinquere, è accusato di violenza privata ed estorsione nei confronti del titolare di una pizzeria minacciato perché faceva consegne a domicilio, trasferimento fraudolento di valori. Il processo Grimilde è l’ennesimo che viene celebrato ad esponenti della ‘ndrangheta e riguarda in particolare «le vicende riconducibili alla famiglia Grande Aracri di Brescello, le cui attività illecite, radicate nel campo economico e non solo, si sono snodate per più di un decennio» per usare le parole scritte nell’ordinanza dal gip Alberto Ziroldi. Tra gli imputati, oltre a Nicolino Grande Aracri e parenti, compaiono nomi già noti dai processi Aemilia ma anche Pesci, l’inchiesta mantovana sulla ‘ndrangheta. Richieste condanne meno importanti in Grimilde, rispetto ad altri procedimenti in cui sono coinvolti, per Nicolino Sarcone (4 anni e 4 mesi), Antonio Silipo (7 anni), Romolo Villirillo (4 anni e 4 mesi) e Luigi Muto classe ’75 (un anno). Prima della sentenza, tra settembre e ottobre, sono previste arringhe difensive e repliche del Pm.
