MANTOVA Ogni giorno che passa il malumore (e anche il malessere) generale per il metodo delle chiusure ad oltranza e dei divieti varato dal governo cresce in maniera preoccupante. Draghi sta imitando per filo e per segno il suo predecessore Conte, e questo ha creato le prime crepe in quello che avrebbe dovuto essere l’esecutivo del “cambio di passo” salvo poi rivelarsi “prigioniero” della linea Speranza-Ricciardi. L’unico politico della maggioranza che ha avuto l’audacia di protestare è stato Matteo Salvini, il quale è tornato a invocare riaperture graduali dopo Pasqua in presenza di sistemi di sicurezza rigorosi. Lo scettiscismo di Salvini (non l’unico ovviamente) si ripercuote anche a livello locale. Pur dicendo di capire completamente quanto sia importante tutelare la salute, alla quale ovviamente tengono tutti, «quello che non è comprensibile – commenta il segretario provinciale della Lega, Antonio Carra – è in primis l’accanimento verso le solite categorie, come ristoranti, bar, palestre, e lavoratori dello spettacolo, che rischiano di non riaprire più e, in secondo luogo, l’applicazione così rigorosa di un metodo che alla fine ci ha comunque portato al record di mortalità facendo inoltre sparire quasi 25mila imprese». Ricominciare a vivere, magari non come ci ricordiamo, ma all’incirca, è quello che chiede la Lega. «In quanto ai continui attacchi del Pd alla Lombardia – rimarca Carra – faccio notare che non è certo colpa delle Regioni se ancora mancano i vaccini. Il piano nazionale è stato gestito in maniera dilettantistica senza tenere conto delle priorità».
Matteo Vincenzi