Abusi sui nipoti minorenni, zio stangato: 6 anni di carcere

MANTOVA Sei anni di reclusione circa specifici capi d’accusa, oltre alla pena accessoria dell’allontanamento per 2 anni dai luoghi frequentati dalle persone offese nonché 20mila euro totali di risarcimento provvisionale suddivisi tra le persone offese. Mandato invece assolto per quanto concerne ulteriori tre imputazioni. Questo quanto deciso ieri dal collegio dei giudici nei confronti di un 47enne italiano dell’Alto Mantovano finito alla sbarra per violenza sessuale su minori e stalking. Nello specifico i fatti a lui contestati risalivano al periodo compreso tra il 2003 e il 2015 quando, stando all’ipotesi inquirente, in più occasioni aveva abusato sessualmente di alcuni propri nipoti, tre femmine e un maschio, all’epoca tutti minorenni e costituitisi a processo come parti civili con l’avvocato Ottavia Villini. Secondo tale quadro in sostanza l’uomo, agendo sempre in occasione di incontri, riunioni e feste di famiglia tra il Mantovano e la Calabria, aveva perpetrato nel tempo azioni improvvise e repentine constate perlopiù in palpeggiamenti e toccamenti vari. In un caso afferrando una delle vittime da dietro e costringendola sulle proprie gambe a strofinargli le parti intime. In altre occasioni, sempre secondo il novero delle contestazioni, durante le vacanze estive o anche nella propria abitazione costringendo altre giovanissime parenti a toccarlo e a masturbarlo, oltre a subire il palpeggiamento del seno. A fronte di tali molteplici episodi erano così scattate, nell’ottobre del 2015, le diverse denunce. Inoltre, a partire dall’estate del 2012 e fino al giugno 2015, prendendo a molestare pure un nipote maschio. E a far emergere la vicenda era stata proprio la madre di quest’ultimo ragazzino, all’epoca infra 14enne, la quale guardando il telefono del figlio aveva visto quello che si confidavano i diversi cugini in una chat creata da loro ad hoc «per parlare degli abusi dello zio». Allarmata da quanto letto, la donna aveva quindi convocato immediatamente una riunione tra i vari nuclei familiari facendo scattare le indagini. In fase dibattimentale era stato lo stesso imputato a rendere dichiarazioni spontanee, tramite lettura di un testo scritto, con il quale ricusava in toto ogni addebito a lui contestato. «Anche se solo in primo grado – ha commentato l’avvocato Villini – si è trattato di un risarcimento importante per ragazzini abusati per anni». Un procedimento estremamente lacunoso caratterizzato da gravi carenze, lo aveva invece definito l’avvocato Alessandro Ferrari, difensore dell’imputato.