MANTOVA Ieri sera nella Sala di Mantova del Palazzo Ducale si è inaugurata la XII edizione di Mantovarchitettura, rassegna del Politecnico di Milano dedicata quest’anno al rapporto tra architettura e conflitto. «Con Mantovarchitettura il Politecnico apre le porte del campus alla città», ha spiegato il prorettore Davide Del Curto, ricordando che divulgare significa «tenere viva la curiosità della scoperta». Per la rettrice Donatella Sciuto l’architettura è «costruire comunità, spazi che creino speranza di vita migliore». Dopo il saluto di Giulia Cocozzello, rappresentate degli studenti del Campus mantovano, l’assessore Andrea Murari ha definito l’evento «una storia di successo che il Comune è orgoglioso di sostenere», mentre il consigliere provinciale Enrico Lungarotti ha auspicato: «Sarebbe bello portare alcuni eventi anche fuori città, aprendo tutta la Provincia alla rassegna». Marzia Bianchi, per la Fondazione Comunità Mantovana, ha sottolineato: «Il patrimonio fisico della città è il guscio entro cui riscopriamo identità e comunità». Cristiano Guarnieri, presidente dell’Ordine degli Architetti, ha ribadito: «Il progetto deve portare fiducia, essere punto di partenza per le nuove generazioni». Stefano Della Torre, chairholder della Cattedra Unesco, ha ricordato: «Il nostro lavoro si tradurrà in un libro, frutto di una piccola comunità internazionale di apprendimento». Poi, spazio alle lecture di due architetti internazionali. Ievgeniia Gubkina, voce autorevole dell’architettura ucraina, ha una testimonianza sul valore dell’architettura in tempo di guerra. «L’architettura non è solo costruzione di edifici, ma un mezzo potente: può creare comunità, ma anche diventare strumento di controllo, colonizzazione e persino distruzione». Ha evocato l’esempio dell’Ucraina martoriata, dove «gli edifici sono parte decisiva della memoria collettiva». Daniel Libeskind, ha chiuso con un messaggio di speranza: «La memoria è la base dell’architettura, più solida delle fondamenta. L’architetto deve credere nel futuro», accompagnando la riflessione con testimonianze del suo lavoro, dal Museo ebraico di Berlino, o il Museo di storia militare della Bundeswehr a Dresda.






































