MANTOVA – Si oscilla fra “pacchi” e “silenzi” nella rivendicazione sindacale che lamenta la mancanza di chiarezza e di dialogo con i vertici della Corneliani, e che ieri ha portato a un primo sciopero di 2 ore davanti ai cancelli dello stabilimento. Il primo di una serie, avvertono Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec, assieme alle Rsu della maison. Una mancanza di trasparenza che oltretutto viene a confliggere con due importanti appuntamenti istituzionali legati al futuro dell’azienda: quello del 15 gennaio, in cui i vertici dovranno rendere conto al tribunale che ha posto quella data come termine ultimo per il deposito concordatario, e la a tutt’oggi mancata convocazione al tavolo del Mise delle parti sociali. Come pure paventato dai sindacati nei giorni scorsi, lo spettro di una nuova crisi potrebbe essere dietro l’angolo, se corrispondesse al vero che le capitalizzazioni versate in aprile starebbero per esaurirsi, e se pure trovasse fondamento il timore di un passo indietro del Mise al proprio ingresso nella compagine societaria a causa del mancato rispetto aziendale degli accordi sottoscritti il 21 luglio al tavolo in Prefettura. La risposta dei lavoratori, che avevano dichiarato l’agitazione annunciando 32 ore di sciopero, ieri ha dato il primo manifesto segnale. Ma altre astensioni sono previste: tutte a singhiozzo, tutte a sorpresa e tutte in crescendo anche nei prossimi giorni. Del resto, non solo l’azienda, ma il Mise stesso, mentre i lavoratori si fanno sentire, oppongono un silenzio generale che ha ormai finito per inquinare persino questo clima festivo di fine anno. In primo luogo, accusano i sindacati, è venuta meno la chiarezza societaria. A tutt’oggi non è data certezza dei tre nuovi investitori che i vertici della Corneliani avevano comunicato al tribunale all’atto di “anestetizzare” la richiesta di concordato in bianco presentata quest’estate. Che ne è di Giglio Group, di Berg e Pillarstone? I sindacati chiedono, e forse lo ha chiesto anche il Mise, che attende di sapere se potere entrare in società con una dote di 10 milioni, secondo gli accordi di luglio, ma né il Mise né la Corneliani hanno ancora dato risposte. «Dopo quello che è stato il loro ultimo anno e mezzo – commenta Michele Orezzi, segretario Filctem –, i lavoratori Corneliani meritavano un Natale diverso. Da oggi si torna alla mobilitazione generale finché non si avranno risposte che dovranno prendere il posto dei silenzi, dei “pacchi” e delle promesse disattese di questi mesi».