MANTOVA Contravvenendo a quanto stabilito dal gip, che gli aveva altresì applicato il braccialetto elettronico, si era appostato sotto casa della ex da cui invece si doveva tenere alla larga. In manette, tre mesi fa, era così finito un 55enne italiano per violazione del divieto di avvicinamento alla persona offesa. Ma da quello che i poliziotti avevano appurato la situazione era in realtà ben più grave. Addosso all’uomo infatti, erano stati trovati arnesi da scasso e un coltello a serramanico. Elementi che avevano portato gli agenti a ipotizzare come il soggetto stesse cercando di entrare in casa della ex convivente, dalla quale era stato allontanato a fronte di una denuncia per stalking. A corroborare tale sospetto vi era inoltre anche il fatto che nei giorni precedenti lo stesso 55enne si fosse presentato in questura per segnalare il malfunzionamento del braccialetto elettronico. Ma la sera del 2 dicembre un agente in servizio alla sala operativa di piazza Sordello si era insospettito a seguito di alcuni allarmi provenienti dal sistema di controllo dei braccialetti elettronici che, proprio a causa del malfunzionamento, non sarebbero dovuti apparire. L’operatore aveva quindi deciso di contattare telefonicamente la donna. Dopo numerose chiamate senza risposta, una Volante era stata dunque inviata a casa sua per verificare. Una volta sul posto gli agenti avevano così scovato l’uomo accovacciato al buio, intento ad origliare alla porta. Bloccato immediatamente gli erano stati trovati addosso una sega, due cacciaviti e un coltello a serramanico. Nei suoi confronti, convalidato l’arresto, era stata quindi disposta la custodia in carcere in attesa del procedimento, avviatosi ora innanzi al giudice Maria Silvia Siniscalchi con la richiesta di giudizio abbreviato.