MANTOVA – Il Covid non è solamente una malattia i cui effetti, devastanti, abbiamo imparato a vedere in questi drammatici mesi. Si tratta anche di una scure che si è abbattuta sui consumi e sulla produzione, sul lavoro e, quindi, sui redditi di quelle fasce più fragili della popolazione e di quelle che, fino a prima della venuta del virus, non immaginavano che ne avrebbero fatto parte. Che effetti sta avendo tutto ciò in una realtà come Mantova? Ne abbiamo parlato con Davide Boldrini, direttore dell’associazione Agape Onlus. «Il lockdown ha reso l’accesso ai servizi molto più difficoltoso e non siamo stati costretti a lasciare a casa trecento volontari, mantenendo attivo solo il servizio mensa. Dopo un calo del 50% di accesso ai servizi, abbiamo registrato un aumento del 20% nella Fase 2. Ciò che emerge è una situazione di grave disagio sociale». Basti pensare all’aumento dell’accesso ai servizi di prima necessità, soprattutto da parte di nuclei famigliari radicati sul territorio, ai casi di violenze domestiche, con mogli e figli in fuga da mariti e padri violenti che, anche da altre città, hanno raggiunto strutture mantovane pronte ad ospitarli, anche grazie alla collaborazione del Comune, fino ad arrivare ai dati, del servizio Proximis, il programma per interventi di microcredito sociale. «Qui non c’è stato un calo rispetto al 2019, ma anzi si è registrato un aumento del 25%, in particolar modo con richieste da parte di famiglie italiane. Parliamo dei nuovi casi di questi mesi: c’è una situazione di sovraindebitamento che cresce a livelli esponenziali, siamo al 51%. Giusto per intenderci, parliamo di famiglie, già gravate dai debiti, che hanno visto esplodere i loro problemi economici durante l’epidemia. Due famiglie su tre sono italiane». La preoccupazione, però, tiene anche conto del prossimo futuro: «Nei prossimi mesi – continua Boldrini – con lo sblocco dei licenziamenti, attualmente congelato, rischiamo un aggravio della situazione attuale. Il rischio è di trovarsi a gestire situazioni già di per sé complicate, dove riesce difficile coprire qualunque tipo di spesa, pensiamo soltanto all’abbonamento del bus o a una connessione stabile per le lezioni da casa dei figli, rese ancor più difficili dalla componente emotiva, tra vergogna e paura della stigmatizzazione sociale». Una situazione drammatica, riflesso di qualcosa di assolutamente inedito e al quale nessuno era preparato.
«La prima povertà di un uomo è la solitudine. Siamo tutti vulnerabili in questo senso, ed è per questo che serve una comunità coesa e solidale. I prossimi mesi richiederanno uno sforzo collettivo importante; dovremo capire che tipo di comunità, non solo a Mantova, ma in tutta Italia, vogliamo essere» conclude il direttore dell’Agape Onlus.