MANTOVA Lo avevano fermato per un normale controllo proprio il giorno in cui si portava dietro 20 chili di canapa da lui stesso coltivata per uso alimentare e tessile. Dagli esami di laboratorio è emerso che alcuni dei 34 campioni di quei 20 chili avevano un livello di Thc superiore dello 0,6% a quello consentito dalla legge e per questo era finito a processo per produzione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Ieri un imprenditore 45enne mantovano è stato assolto perché il fatto non costituisce reato. Il 45enne era stato fermato dai carabinieri dalle parti di Borgoforte il 6 gennaio 2021, quando, per sua fortuna, non erano ancora in vigore le attuali norme molto più restrittive in materia di cannabis light. Titolare di un’attività di coltivazione della canapa per usi del tutto leciti, aveva portato i 20 chili di prodotto, essiccato dopo che questo era giunto a fine infiorazione, in un laboratorio con tanto di accredito ministeriale per le analisi previste per questo genere di prodotto. laboratorio dove risulta che il livello di Thc (delta-9-tetraidrocannabinolodetto comunemente Thc) fosse del tutto regolare. Un risultato che veniva però ribaltato dalle analisi eseguite in seguito al sequestro fatto dai carabinieri, effettuate in un laboratorio di Ats Val Padana a Cremona. Ieri, a oltre 4 anni dal sequestro, l’imprenditore, difeso dall’avvocato Andrea Rossato ha affrontato il processo con rito abbreviato, spiegando le sue ragioni prima della discussione. Ragioni che hanno convinto il Pm a chiederne l’assoluzione, perché il fatto non costituisce reato. Richiesta accolta dal gup. Quattro anni dopo.








































