SORGA’/ Sinistra Mincio Le telecamere di Report sono state a Sorgà, il Comune veronese al confine con la nostra provincia dove la società RMI di Castelnuovo del Garda – parte della holding del gruppo Cordifin e recentemente assorbita dalla bresciana RMB – intende realizzare la più grande discarica del Nord Italia di scarti leggeri delle auto (car fluff). Questo nonostante la ferma opposizione del territorio, che oltre agli enti locali veneti include anche quelli limitrofi mantovani. Già questo in teoria parrebbe sufficiente per dissuadere “l’ospite indesiderato” nel portare avanti i propri propositi di espansione. Ma la situazione è un po’ più complicata. Per almeno 3.750.000 “motivi”, ovvero la somma pagata dalla RMI all’ex proprietario dei terreni, un avvocato veronese che li aveva ereditati dai familiari. E qui nascerebbe la prima “incongruenza”. Sembra infatti che l’azienda abbia acquistato il terreno prima di ottenere il via libera definitivo dalla Regione. «Perché partire con un tale investimento se ancora non si sa se arriveranno le autorizzazioni a procedere?», è quello che continuano a chiedersi gli amministratori locali, sin da subito chiari nel ribadire il loro no ad un impianto dai numeri così imponenti e che rischia di deteriorare irrimediabilmente un territorio a vocazione agricola. Ma non è l’unica stranezza. Secondo il progetto che l’azienda ha presentato alla Regione, la falda acquifera si troverebbe ben al di sotto di dove si dovrà scavare; è così toccato all’amministrazione di Sorgà rifare tutti i rilievi sul terreno fino a che il Tar ha sospeso gli scavi e ora si dovrà pronunciare sul futuro della discarica. Per rifare tutte le misurazioni, per il ricorso al tribunale amministrativo regionale e per gli incartamenti legali e burocratici sono già “usciti” 110 mila euro dalle casse della piccola Sorgà, soldi sottratti ai servizi dei cittadini. Da qui la domanda che Report ha rivolto agli interlocutori apparsi nel servizio; ovvero: «Com’è possibile che i funzionari della regione Veneto abbiano permesso a un’azienda privata di interrare quei rifiuti a due passi dalle risaie e dalle acque che inondano i terreni?». L’inviata della trasmissione di Rai 3 lo ha provato a chiedere a Paolo Giandon, uno dei funzionari della Regione che ha firmato l’autorizzazione. Nella sostanza il responsabile del settore ambiente e della transizione ecologica avrebbe preso per buoni i dati forniti dall’azienda, ed è questo l’aspetto che più ha amareggiato la giunta del sindaco Christian Nuvolari. Preoccupazione per le conseguenze della discarica sono state espresse dal presidente di Confagricoltura giovani Piergiovanni Ferrarese, dall’assessore all’Ambiente di Sorgà Greta Rasoli, dal consigliere di opposizione Daniela Garilli e dalla responsabile dell’area tecnica di Sorgà Rita Milani. Sono seguite le testimonianze di Anselmo Calò (presidente dell’associazione nazionale demolitori autovetture), Lucio Santinato (Comitato cittadini di Lugagnano), Michele Bertucco (ex presidente di Legambiente Veneto) e del ristoratore locale Walter Sarti. Tra un campo di riso e coltivazioni agricole, però, incombono le ruspe che hanno iniziato gli scavi per realizzare una discarica per rifiuti speciali: il “car fluff” appunto, un pulviscolo contenente tutto ciò che non si può più riciclare dalle auto che rottamiamo.