MANTOVA – Il 7 settembre del 2019 era finito in manette con le accuse di maltrattamenti in famiglia, estorsione, violenza sessuale e lesioni personali aggravate. Ieri mattina, ad un anno esatto dal suo arresto, nei confronti di un 56enne italiano di Borgo Mantovano – di cui omettiamo di fornire le generalità a tutela del figlio minore e della stessa vittima – è stato emesso il verdetto di primo grado. Una vicenda che all’epoca aveva configurato uno dei primissimi arresti effettuati in provincia dopo l’entrata in vigore della legge sul cosiddetto “codice rosso”. I fatti a lui contestati si sarebbero protratti per diversi anni; vittime di dette reiterate condotte violente e vessatorie sia l’ex convivente che alcuni familiari. Per quanto attiene i singoli capi d’imputazione, se da un lato i maltrattamenti e gli atteggiamenti persecutori perpetrati ai danni della compagna – oltre, come detto, a uno specifico caso di violenza sessuale e di estorsione, poi confermato dal dispositivo della sentenza – si sarebbero ripetuti ciclicamente complice anche uno stato depressivo dovuto alla perdita del lavoro e di alcolismo cronico dell’uomo, dall’altro le minacce e le aggressioni sia verbali che fisiche rivolte all’indirizzo dei parenti, nella fattispecie nei confronti della madre e delle due sorelle, sarebbero occorse per questioni prettamente economiche. Lo scorso febbraio davanti al collegio dei giudici erano comparse per la loro deposizione proprio l’ex convivente e le sorelle dell’imputato, queste ultime chiamate a riferire circa un preciso episodio di minacce di morte avanzate dal fratello a fini prettamente estorsivi. Sempre in corso di giudizio il collegio, presieduto dal giudice Arianna Busato, aveva altresì rigettato l’istanza difensiva circa il dissequestro del telefonino del 56enne, dallo scorso marzo poi sottoposto al regime della custodia domiciliare, a seguito di istanza presentata dal suo legale, l’avvocato Stefano Orlandi, e giusto ieri chiamato a difendersi in aula dalle accuse a lui mosse. Conclusa quindi l’istruttoria dibattimentale dopo circa un’ora di camera di consiglio è arrivata la sentenza con cui l’uomo è stato condannato a quattro anni di reclusione, a fronte dei sette chiesti in fase di requisitoria dal pubblico ministero Donatella Pianezzi. Stando alla decisione dei giudici, infatti, l’imputato è stato ritenuto responsabile dei reati a lui ascritti ma mandato, invece, assolto dalle accuse circa due specifici episodi; vale a dire i maltrattamenti relativi al figlio e all’estorsione da 300 euro perpetrata ai danni di una delle sorelle.