Mantova Quattro anni e due mesi di reclusione, praticamente la metà di quanto avanzato dal pubblico ministero in fase di requisitoria. È quanto deciso ieri pomeriggio dal tribunale di Mantova in composizione monocratica a carico di Gianfranco Zani, il 53enne di Casalmaggiore finito in manette il 22 novembre scorso per l’incendio appiccato all’abitazione coniugale, nel quale era morto poi per asfissia il figlio di 11 anni Marco. Davanti al giudice Antonio Serra Cassano è comparso in aula per il verdetto lo stesso imputato, attualmente detenuto nella casa circondariale di Pavia, chiamato in questo processo a difendersi dall’accusa di maltrattamenti in famiglia. Stando a quanto contenuto nel capo d’imputazione l’uomo sarebbe infatti stato responsabile di reiterati casi di percosse, minacce e violenze a vario titolo perpetrate in ambito familiare sia ai danni della consorte che dei figli minorenni. I fatti a lui ascritti sarebbero relativi al periodo compreso tra il luglio ed il novembre 2018. Tre giorni prima della tragedia, consumatasi a Ponteterra di Sabbioneta, era stata emessa una misura cautelare che disponeva il divieto di avvicinamento del 53enne alla moglie, Silvia Fojtikova e ai tre figli. Tra i diversi episodi a lui incriminati, e sui quali si poggiava l’ipotesi accusatoria del sostituto procuratore Carmela Sabatelli che per Zani aveva chiesto una pena complessiva di 8 anni e 6 mesi di carcere quello da cui era poi scattato il provvedimento restrittivo e che aveva visto l’ex artigiano originario di Casalmaggiore aggredire a calci e pugni sia la moglie che due figli. In un’altra circostanza addirittura, occorsa il 29 luglio 2018, l’uomo al culmine di uno scatto d’ira aveva scagliato all’indirizzo del figlio più grande una cassa dello stereo. Circostanze queste ricusate dalla tesi difensiva proposta dall’avvocato Laura Ferraboschi, secondo la quale la vicenda al contrario si sarebbe limitata solamente a qualche screzio tra coniugi, mentre al contempo ai danni del proprio assistito si sarebbe realizzata una continua provocazione posta in essere in seno alla fase di separazione giudiziale della coppia. Nell’ultima seduta dibattimentale erano stati escussi gli ultimi testimoni della difesa tra cui il figlio Alex, le cui dichiarazioni erano state ritenute dal legale dell’imputato non attendibili a causa di una sofferenza psicologica del ragazzo dovuta al clima di tensione che si respirava in famiglia. Contestualmente alla lettura del dispositivo è stata inoltre riconosciuta in favore della parte civile un risarcimento del danno da determinarsi in sede civile oltre ad una provvisionale di 9mila euro.