Minchia, i Simple Minds. Kerr e soci celebrano gli anni 80 con nostalgia (tanta) e mestiere (altrettanto)

MANTOVA “Minchia, che bel posto Mantova”. Traduzione: Mantova incanta i Simple Minds. Ma i Simple Minds hanno incantato Mantova? La risposta è “nì”. Certo per i fans di Jim Kerr e soci è stato probabilmente il concerto dell’anno (decennio, secolo, millennio), un tuffo pieno di notalgia negli anni 80, quasi a ribadire il tormentone degli “anni più belli”, più che mai virale in questi giorni. Nel frattempo dagli anni 80 a oggi sono passati (ahinoi) circa 40 anni, che alla fine si sono fatti sentire tutti nel bene e nel male. Dei vecchi Simple Minds restano solo il front man Jim Kerr e il chitarrista Charlie Burchill, vale a dire Jim Kerr, perché con tutto il rispetto per Burchill, che ha alternato un paio di Gretsch e una Fender con cambio di strumento a ogni canzone, difficilmente viene identificato con la band di Glasgow. Lo show dell’altra sera ad aprire il Mantova Summer Festival era praticamente tutto incentrato sulla produzione anni 80 di Simple Minds (il pezzo più recente in scaletta era datato 1992), ed è stato un bel tuffo nel passato dei 4mila accorsi in piazza Sordello. L’apertura con Waterfront ha subito potato alcune decine di fans a guadagnare la prima fila in piedi contro le transenne, dove sono rimasti per tutta l’ora e mezza di concerto, per la “gioia” di chi aveva il posto numerato a sedere in prima fila e incuranti degli inviti a dire il vero non troppo convinti della security a tornare ai propri posti. Insomma grande entusiasmo, Jim Kerr in buona forma tra le sue mosse da palco, una voce che ha retto bene a dispetto di qualche “minchia” di troppo al punto di fare concorrenza al fu Faletti sanremese di Minchia, signor tenente. Minchia, signor Kerr, lingua italiana ha anche altre parole. Non si può dire altrettanto del suono della band, letteralmente soffocato da un eccesso di frequenze basse che per buona parte della serata hanno reso indistinguibile i componenti della sezione ritmica. Per il resto uno show ben rodato con momenti trascinanti (New gold dream) alternati ad altri più d’atmosfera (Mandela day e Belfast child), palco senza scenografie particolari e giochi di luce non invasivi. Tanto mestiere senza veri acuti da parte della band sul palco, tanto sotto ci sono i fans che cantano (sbagliandolo) il ritornello di Don’t you forget about me e che se ne stanno lì fino ad Alive and kickin’, come da programma. Minchia!