BOLOGNA/MANTOVA Dopo la sentenza della Cassazione nel giugno dell’anno scorso per il processo di ‘ndrangheta Grimilde, imperniato sui Grande Aracri di Brescello e dei loro sodali, in cui erano state confermate le condanne per mafia emerse dall’inchiesta condotta dalla Dda di Bologna, per sei imputati era stato disposto un nuovo processo d’appello per singole accuse. La sentenza è arrivata l’altro ieri dalla Corte d’Appello di Bologna. È stata leggermente inasprita la pena a carico di Salvatore Grande Aracri, 45enne di Brescello: 14 anni, 8 mesi e 20 giorni, per un aumento di 4 mesi. Confermata la caduta dell’aggravante mafiosa per un’accusa di truffa in concorso con altri sulla vicenda della riso Roncaia di Castelbelforte in cui i referenti della ditta sarebbero stati illusi di poter avere una linea di credito da 5 milioni, pagando agli imputati 28mila euro per poi rimanere a bocca asciutta. Accogliendo la richiesta della Procura generale, è stata invece confermata l’aggravante 416 bis per tre accuse di intestazioni fittizie per le società Nusa Marmi di Brescello e Marmi Nusa di Reggio. Ridotta a 7 anni e due mesi (-10 mesi) la pena per Claudio Bologna di Parma. Confermati invece 6 anni e 8 mesi a Domenico Spagnolo di Cadelbosco. Per Antonio Muto di Gualtieri la pena è stata rideterminata in 3 anni; 2 anni e 8 mesi a Cesare Muto. A entrambi è stata tolta l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Per tutti e due resta l’assoluzione dall’accusa di intestazione fittizia relativa al 10 marzo 2009 a Francesco Berlingeri della società C-Project di Reggio, che gestiva la discoteca Italghisa; così come l’assoluzione da altre quattro intestazioni fittizie per le società Romeo Rec-line di Reggio, Muto logistica e trasporti di Suzzara, The King di Gualtieri e Muto immobiliare di Reggio “perché il fatto non costituisce reato”.