MANTOVA L’indagine, condotta suo tempo dai carabinieri di Monza, aveva portato a eseguire nel Mantovano quattro misure di custodia cautelare in carcere oltre alla notifica di due denunce. In manette erano così finiti quattro cittadini albanesi, tutti pregiudicati e componenti di una consolidata consorteria dedita ai raid in appartamento, ritenuti responsabili di otto furti consumati tra la provincia virgiliana (nello specifico a Viadana) e Bergamo fra il novembre 2015 e il gennaio 2016. Stando alla ricostruzione inquirente, i malviventi si introducevano nelle abitazioni forzando porte o finestre con arnesi da scasso, sottraendo denaro contante, preziosi o arredi di pregio in pochissimi minuti. In due circostanze si erano anche impossessati di due autovetture che sono poi state utilizzate per gli spostamenti nella consumazione dei reati. In un caso avevano pure sottratto un’arma da fuoco legalmente detenuta dal proprietario dell’appartamento. Un quinto soggetto, anch’egli irregolare sul territorio nazionale, era invece stato arrestato alcuni mesi prima, sempre dai militari del Nucleo investigativo monzese a Mantova, per le ipotesi di furto e rapina. I militari erano giunti a loro nell’ambito di un’indagine relativa ai furti in appartamento condotta sul territorio dell’est milanese mentre i provvedimenti erano scattati poiché, dalle risultanze investigative, si era riscontrato come i soggetti potessero non solo reiterare le condotte criminali, ma anche lasciare il territorio mantovano facendo perdere le loro tracce. Nel corso dell’attività inoltre erano finite nei guai anche altre due persone, entrambe deferite: una pregiudicata catanese oggi 50enne, indagata per il reato di favoreggiamento personale e ricettazione, poiché ritenuta di aver protetto, su imposizione dell’ex compagno, uno degli albanesi adoperandosi altresì per la reimmissione sul mercato della refurtiva e un 45enne bergamasco incensurato, titolare di un negozio di “compro oro” a Mantova che avrebbe acquistato i preziosi oggetto di refurtiva. Entrambi, a fronte del rinvio a giudizio e della scelta di difendersi con rito ordinario, sono quindi comparsi ieri innanzi al giudice Raffaella Bizzarro per il verdetto di primo grado: condanna a due anni per la donna, mandato assolto invece l’uomo per mancata prova certa di colpevolezza.






































