Segregò in casa un’amica, il perito: “Era semi incapace d’intendere”

MANTOVA – Avrebbe dovuto passare qualche giorno a Mantova, a casa di un connazionale, ma quel soggiorno virgiliano si era invece trasformato in un vero e proprio incubo dal quale era riuscita a sfuggire solo grazie all’intervento dei carabinieri, che avevano arrestato l’amico-aguzzino. Sequestro di persona, rapina, violenza privata e lesioni personali: questi i reati per i quali lo scorso giugno era finito in carcere un 46enne ucraino residente nel quartiere di Te Brunetti. L’uomo, in tale frangente, stava ospitando da un paio di giorni una 40enne residente a Milano e con la quale aveva una frequentazione. Una sera, rincasati dopo un giro in centro, il 46enne, accecato dalla gelosia e dall’alcol, le aveva ordinato di consegnargli il cellulare per controllare i messaggi che aveva ricevuto per poi picchiarla e, sotto la minaccia di un coltello, rinchiuderla in camera da letto. Sulle prime la donna aveva cercato di mantenere la calma sperando in un ravvedimento dell’amico; ma dopo qualche ora, temendo il peggio aveva deciso di dare l’allarme mettendosi ad urlare alla finestra della camera in cui era segregata. Un residente udendo le grida aveva quindi fatto intervenire i militari dell’Arma. Una volta rinviato a giudizio l’imputato, tramite il proprio difensore, aveva chiesto ed ottenuto di avvalersi del rito abbreviato condizionato alla redazione di una perizia psichiatrica attestante il suo effettivo vizio di mente al momento dei fatti. Ieri, davanti al giudice per l’udienza preliminare Beatrice Bergamasco, si quindi tenuta la discussione della relazione peritale affidata allo psichiatra veronese Pietro Lucarini, dal cui responso si sarebbe evinta una «capacità d’intendere e di volere grandemente scemata». Processo a marzo.