Truffò un’anziana, condannato a 18 mesi

MANTOVA – Un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa. Questo quanto deciso ieri dal giudice Gilberto Casari nei confronti di D. A. , trentenne di Borgo Virgilio finito a processo con l’accusa di truffa aggravata. Nello specifico l’imputato, secondo quanto contestatogli dalla procura, fingendosi promoter finanziario era riuscito a raggirare una 90enne di Cerese, poi deceduta in corso di procedimento penale, arrivando a farsi consegnare a più riprese, nell’arco di circa otto anni, un totale di 150mila euro affinché venissero investiti. La vicenda, stando alle ricostruzioni investigative, era infatti iniziata nel 2009 quando l’anziana, tramite amicizie comuni, aveva fatto conoscenza col giovane. Tra i due era quindi sorto un rapporto di amicizia che aveva spinto la vittima, nubile, a fidarsi di lui tanto da credergli in modo incondizionato e da non esitare ad affidargli la gestione dei propri beni. Il trentenne, all’epoca poco più che un ragazzino, aveva quindi fatto credere alla stessa di essere in grado di investire quei soldi in obbligazioni e azioni, piuttosto che in fondi d’investimento con risultati assai redditizi, nonché promettendole, tra l’altro, di raddoppiare il capitale iniziale. In quel modo si era così fatto consegnare a cadenza mensile piccole somme di denaro che, anzichè investire a nome e per conto della pensionata, si intascava e utilizzandolo altresì, come poi scoperto, per rimettere a nuovo la propria abitazione. La truffa, tramite quel collaudato modus operandi, era quindi proseguita per anni fino alla primavera del 2017 quindo si era scoperto che non solo il conto corrente della pensionata era stato letteralmente svuotato ma non che non vi era traccia nemmeno dei fondi d’investimento e delle obbligazioni promesse con i 150mila euro dunque svaniti nel nulla. A quel punto i familiari dalla donna avevano denunciato ai carabinieri il sedicente consulente. Riconosciuto il finto broker responsabile dei reati a lui ascritti, il giudice ha altresì dispoto a suo carico il risarcimento del danno, da quantificarsi in separata sede, in favore della parte civile costituitasi a giudizio; vale a dire la Congregazione delle Suore Orsoline di Milano, a cui l’anziana, come appurato in seguito, tramite lascito testamentario aveva destinato mortis causa l’intero proprio patrimonio.