MANTOVA Il dado è tratto. Il super green pass è diventato una realtà in atto, da semplice minaccia che sembrava essere prima, e su gran parte dei dipendenti pubblici è una scure che non ammette deroghe: o tutti vaccinati con la terza dose, o a casa senza stipendio. Un provvedimento chiaramente mirato alla porzione di “obiettori” che sinora hanno avuto modo di risolvere i propri dubbi sulla campagna vaccinale ricorrendo al tampone: soluzione onerosa, ma ammessa. Sinora, dicevamo, ma da metà dicembre la soluzione non è più percorribile.
E cosa cambierà? Intanto, il mondo che più sembra essere coinvolto è quello della scuola, dove i docenti non vaccinati, o vaccinati sembrerebbero essere in una quantità tale da mettere in fibrillazione l’Ufficio scolastico provinciale. Stime approssimative fornite dai sindacati d’area, indicano almeno un docente – ma se ne ipotizzano anche due, talvolta tre – non vaccinato, e più incline ad accettare la sospensione dall’incarico piuttosto che piegarsi alle direttive del governo.
Il conto è pertanto facilmente ipotizzabile con minimo margine di errore: sui 51 istituti della provincia mantovana, verrebbe in conseguenza che il personale esonerato dall’incarico porterebbe il conto ad almeno un centinaio di cattedre scoperte già a partire dal 15 di dicembre. Un totale preoccupante in sé in un periodo “normale”, e che va ad aggravarsi in una fase di transizione fra un’emergenza e l’altra.
Il problema minore, assicurano gli stessi sindacati, riguarda le scuole primarie (ex elementari), dove le sostituzioni sono fattibili nell’immediato. Assai più problematica la surroga nelle secondarie di primo e secondo grado (medie e superiori), dove le graduatorie sono pressoché esaurite, soprattutto nelle mmaterie scientifiche, e dove la sostituzione esige arrivi anche da fuori provincia. Il tutto a metà anno.