Mantova La nostra città ha vissuto un periodo barocco, dal punto di vista architettonico, del quale oggi pochissimi esemplari sono rimasti e di cui raramente si approfondiscono i temi. Proprio ad esaminare l’argomento è rivolta la rassegna “Mantova Barocca”, ciclo di conferenze in Palazzo Ducale, ieri partito con la relazione di Giulio Girondi dedicata all’introduzione all’architettura barocca a Mantova, successiva alla prolusione del direttore del Ducale Stefano L’Occaso. Dopo il sacco di Mantova, nel 1630, scarsi sono gli edifici rimasti a testimonianza dello stile di cui si va trattando. Per altro poco diffuso anche a livello editoriale, almeno fino agli anni Ottanta del Novecento. In Ducale s comparsa ogni traccia barocca, ad esempio, nell’appartamento del Paradiso, in Domus Nova. Stesso destino per la Galleria dei libri (Galleria della Mostra), i cui componenti sono stati smontati ricollocati; via ogni cenno di barocco anche dalla sala dei Principi, oggi del Pisanello. Tra le poche cose rimaste il camerino dei Mori, nel qual invariato è restato l’impianto architettonico, cui è stata aggiunta qualche modifica barocca. In provincia nessuna traccia è rimasta dell’Eremo e nuovo Palazzo di Bosco Fontana, del Palazzo di Porto o di quello di Marmirolo. Stessa sorte, per quanto concerne l’architettura sacra, per la chiesa di San Carlo in via Cesare Battisti, così come per la parte barocca della basilica di Sant’Andrea. Mentre qualche modificazione di stile ancora si ritrova in Santa Barbara. Giulio Girondi ha poi tracciato le figure e le opere di due importanti architetti dell’epoca (il Seicento): Frans Geffels e Nicolò Sebregondi, del quale oggi vediamo ancora Villa Favorita o l’Esedra di Palazzo Te. Il prossimo appuntamento è per l’8 giugno alle 17 in Atrio degli Arcieri. Relatore Augusto Morari. Per informazioni mantovaducale.beniculturali.it.
Ilaria Perfetti