Il Sociale casa dei mantovani, festeggiati i duecento anni di teatro

MANTOVA – Duecento di questi anni al Teatro Sociale, del quale si è ieri sera festeggiato il compleanno, con un concerto di brani composti proprio nel 1822, eseguiti dall’Orchestra da Camera di Mantova, con una madrina d’eccezione: la mantovana Eleonora Buratto, stella internazionale della musica lirica. Sul palco prima dello spettacolo sono intervenuti il presidente del Teatro Sociale Paolo Protti, la presidente di Fondazione “Artioli” Federica Restani e il sindaco di Mantova Mattia Palazzi. Quando fu avviata la costruzione dell’edificio nel 1817, ha sottolineato Protti, questo fu pensato proprio per diventare polo culturale di tutta la comunità. Tema sul quale è tornata Restani, definendo la struttura un “luogo dell’accoglienza”, da celebrare anche come posto ritrovato per ospitare una società viva e aperta. Concetto ripreso dal primo cittadino, che ha posto in evidenza la volontà dell’amministrazione locale di rilanciare l’attività complessiva del Sociale, per portare alla colletività numerose e diverse offerte, far diventare in qualche modo il teatro casa di tutti i mantovani e rendere più fruibile l’edificio. Partendo dal progetto che prevede un nuovo assetto della parte di Corso Umberto I proprio accanto all’ingresso del palazzo.
Fin qui gli interventi dei relatori, cui è d’obbligo aggiungere alcune considerazioni: il cambiamento di passo nelle proposte del Sociale e nella risposta del pubblico è cosa evidente. Ma restano altrettanto chiari altri aspetti: è necessario insistere sull’educazione scolastica musicale, poiché il pubblico giovane scarseggia agli eventi in tale ambito; bisogna che i mantovani per sentirsi a teatro come a casa loro siano interessati alla vita culturale cittadina; è bello pensare che una rappresentazione di successo poi possa portare il pubblico al ristorante, per il dopo teatro. Allora si dovrebbero pure trovare i ristoranti aperti.
Chiusura con le note di stile: qualche signora in bianco, una con ricami di paillette, un cappello color burro a falda larga, sparuti papillon, qualche prova generale di Capodanno. Come in ogni contesto teatrale che si rispetti.
L’evento è stato possibile grazie a al sostegno di Fornace Sberna, Fondazione Bam e Fondazione Banca del Monte di Lombardia.