MANTOVA Ci sono cose nella vita che o si amano o si odiano: la musica trap fa sicuramente parte di questa categoria. Molto spesso ci si ferma a questi estremi, senza mai sforzarsi di capire a fondo quella determinata cosa. Questo, invece, è ciò che ha fatto Isabella Benaglia, scrittrice e giornalista mantovana, da domani nelle librerie con “Trap Ebbasta” (edito da Laurana).
Isabella, ti avevo lasciata che scrivevi dei Thegiornalisti e ti ritrovo con capitoli su Sfera Ebbasta, Dark Polo Gang e Ketama 126. Cos’è cambiato?
«Direi i tempi e i tipi di ascoltatori. E, forse, anche il panorama musicale italiano ed internazionale»
Perchè la trap è così bistrattata?
«È bistrattata dalle generazioni che non la ascoltano, ovvero dai trentenni in sù e dai genitori di chi la ascolta. È una musica diversa, parla di sesso, droga e soldi in maniera sfrontata, ma con un metodo ben chiaro e con contenuti»
E quali sarebbero questi contenuti?
«L’ostentazione dell’avercela fatta, l’aver dimostrato quello che si vale. E, soprattutto, il fregarsene degli hater o dei moralizzatori di turno»
Trap vs Rap: qual è la differenza principale?
«L’individualismo. Il rap è collettività e condivisione, la trap riguarda l’azione del singolo. E credo che questo individualismo rispecchi pienamente la generazione dei trapper e del loro pubblico»
Perchè ai giovanissimi piace la trap?
«Per lo stesso motivo per cui noi, alla loro età, ascoltavamo i Blink 182, gli Offspring o gli 883. Perchè è la musica del momento e quando sei giovane è quello ciò che cerchi»
Consigli una lettura senza pregiudizi?
«Beh, non sarebbe male. Ma credo che questo libro smonti un po’ di pregiudizi sulla trap. Quindi, può essere adatto anche ad un lettore prevenuto».
Federico Bonati