Mantova Le note di I like Chopin di Gazebo, la Mini DeTomaso Turbo che si ferma davanti all’hotel de la Poste di Cortina d’Ampezzo, Billo – alias Jerry Calà – che scende, affonda le Timberland sulla neve e si sfila gli occhiali a specchio, prima di guadagnare l’ingresso per andare ad accarezzare il pianoforte. Tutto parte da lì. Era il 1983 quando “Vacanze di Natale” – commedia diretta da Carlo Vanzina e sceneggiata dal fratello Enrico, prodotta dalla Filmauro di Luigi e Aurelio De Laurentiis – irrompeva nelle nostre sale cinematografiche probabilmente senza sapere che a distanza di quarant’anni sarebbe rimasto uno tra i film più amati da intere generazioni. Il ritratto era quello di un gruppo di italiani in vacanza a Cortina: vizi, frivolezze e intrighi raccontati con ironia, ma anche con attenzione nel fotografare i linguaggi e la vita delle famiglie e della gioventù di quegli anni. Ricco il cast di attori, tra cui Jerry Calà, il pianista a caccia di “conquiste”, Christian De Sica, un ricco un po’ cinico e problematico, Karina Huff, una fotomodella americana dal sorriso contagioso, Claudio Amendola, il ragazzo di borgata con famiglia al seguito che si trova sulla perla delle Dolomiti come un pesce fuor d’acqua, ma che poi incontra l’amico della curva Sud romanista Marco Urbinati, finendo per restare folgorato dalla compagna del fratello di quest’ultimo. E poi Guido Nicheli nella parte del cumenda milanese e Stefania Sandrelli, la moglie romantica e insoddisfatta. Metteteci una colonna sonora a base delle hit che hanno fatto ballare gli anni Ottanta, su tutte Moonlight Shadow di Mike Oldfield utilizzata come sigla, e si capisce il perché di quello straordinario successo di pubblico (parliamo di un film da 3 miliardi di lire di incasso al box office di allora). E il 30 dicembre arriverà il Vacanze di Natale Day: in 200 sale di tutta Italia, fra cui Mantova, sarà riproposto il film.
Jerry, come ti spieghi il successo inscalfibile della pellicola a distanza di così tanti anni?
«Penso che per la mia generazione, ma probabilmente anche per quelle successive, Vacanza di Natale continui a rappresentare gli anni della spensieratezza. Era lo spaccato dell’Italia di allora, totalmente diversa da quella d’oggi, ancora libera dalle imposizioni dettate dal politicamente corretto che ormai hanno stancando tutti».
In principio molti critici “liquidarono” il film come cinepanettone, quando in realtà è ben diverso dai successori, al punto da venire rivalutato e considerato un vero cult.
«Vacanze di Natale è una commedia di satira unica, divertente ma anche ricca di significati, seppure raccontati con leggerezza e un pizzico di trasgressione. I cinepanettoni sono arrivati dopo, ma sono tutt’altro paio di maniche».
Billo, il tuo personaggio, è rimasto iconico. Tanti si sono immedesimati in lui: soprattutto quelli molto simpatici ma non bellissimi…
«Infatti la battuta “Non sono bello, piaccio” l’ho inventata io. Era la raffigurazione perfetta della mia immagine di ragazzotto che si dava da fare sfoderando la sua simpatia e il suo… savoir faire».
Il successo è probabilmente dovuto alla scelta di un cast eterogeneo, dove erano presenti attori già affermati e altri semisconosciuti, almeno all’epoca, che però danno vita ad una galleria di esuberanti personaggi che si ritrovano a festeggiare il Natale a Cortina d’Ampezzo, ritratti di diverse tipologie di italiani.
«Va dato merito ai fratelli Vanzina di aver creato un mix eccezionale. C’erano attori di grande esperienza come Riccardo Garrone, Rossella Como, Stefania Sandrelli e Marilù Tolo, e quelli più in erba come me, Christian De Sica, Claudio Amandola e Antonella Interlenghi. Sul set c’era una davvero una bella atmosfera tra di noi».
Senza dimenticare il mitico Dogui, ovvero Guido Nicheli.
«Un personaggio e un amico unico conosciuto al Derby di Milano, quando veniva per vedere gli spettacoli di cabaret. Le sue battute, oggi virali sui social, sono entrate nel lessico comune. Il più delle volte non facevano parte del copione: le tirava fuori lui, spontaneamente, e se poteva aggiungeva parole anche per gli altri».
Altro punto di forza del film è la colonna sonora. Stupisce veramente il fatto che con tante hit non sia mai stato messo in vendita un cd, vinile o musicassetta dedicata.
«In effetti questa cosa è un po’ strana, bisognerebbe chiederla ad Aurelio De Laurentiis. Però ci sono io che durante le serate in giro per l’Italia ripropongo molte di quelle canzoni, e, credimi, la gente non trattiene l’entusiasmo. La colonna sonora del film resta a mio modo di vedere tra le più azzeccate degli ultimi quarant’anni. Vedo comunque che sul web c’è chi ha colmato questa “lacuna”, creando apposite playlist che in rete hanno centinaia di migliaia di visualizzazioni».
Sei appena stato all’Hotel de la Poste di Cortina, dove era ambientato Vacanze di Natale, per una grande festa amarcord: com’è andata?
«Tornare nei panni di Billo è stata un’emozione. Quel personaggio mi è rimasto addosso, lo sento effettivamente mio. Negli occhi di chi era presente alla festa si percepiva la felicità e anche un po’ di inevitabile nostalgia. Ci siamo commossi, divertiti e abbiamo cantato e ballato. Ovviamente solo musica anni Ottanta»
Qual è la scena che non dimenticherai mai?
«In assoluto quando io e Stefania Sandrelli (Ivana) ci parlavamo recitando i titoli delle canzoni ad alta voce. Io concludo con “Ancora”, poi esce Pasin, con la figlia del quale avevo avuto un flirt e… il resto lo sapete».
A proposito di Pasin: hai più avuto paura di lui quando ti ha inseguito con la scure o degli schiaffi della signora Adriana (Virna Lisi in Sapore di mare)?
«Di Pasin, senza ombra di dubbio. In quanto agli schiaffi di Virna Lisi, beh… sono stati i più belli che ho ricevuto».
Ma è vero che la neve era tutta finta?
«Sì. Quando abbiamo girato Vacanze di Natale eravamo a ottobre, quindi fuori stagione. Quella che si vede in centro a Cortina è tutta schiuma fatta con il sapone e poi sparata da un apposito macchinario. Oh, quella sulle piste però era vera! Ricordo comunque l’accoglienza fantastica di Cortina e dei suoi abitanti. Ci hanno trattato come se fossimo di casa, e per riconoscenza abbiamo coinvolto tutta la città in particine e comparsate».
Quanto vorresti che ritornassero quegli anni?
«Eh, solo chi li ha vissuti può capire quanto sia stato straordinario quel periodo anche se, culturalmente parlando, penso che gli anni 80 continuino a vivere dentro ciascuno di noi. Oggi basterebbe anche la metà dell’ottimismo di allora a risollevare l’Italia».
MATTEO VINCENZI