CANEDOLE (Roverbella) – Lutto nel mondo della cultura mantovana. Si è spento a 85 anni, dopo breve malattia, nell’ospedale Carlo Poma di Mantova, Roberto Davi , uno degli ultimi maestri dell’encausto (o incausto) – antica tecnica pittorica utilizzata anche dagli Etruschi, dove i pigmenti vengono stemperati in diversi medium, quali acqua, tempera o acquerello, in acqua e colla, guazzo, in olio di lino, olio o nella cera sciolta per poi essere stesi sul supporto scelto (prevalentemente rigido e compatto come il legno) con un pennello o una spatola e poi fissati a caldo con arnesi di metallo chiamati cauteri o cestri. Originario di Canedole di Roverbella, Davi iniziò a dedicarsi alla pittura “solo” all’inizio degli anni Settanta. «Quasi per scherzo – ci confidò in una delle varie occasioni in cui lo incontrammo alle sue personali -. Così come quasi per scherzo mi iscrissi ai primi concorsi, risultando vincitore». Tra questi vanno menzionati i primi posti a Milano (Amici del quadrato), Como, Legnano, Novara (trofeo Europa), Roma (Leonardo Da Vinci), ma anche in tanti concorsi locali. Scelse di specializzarsi nell’encausto perché offriva «una luminosità vellutata, simile a quella che si ottiene su un mobile, cosparso di cera e lucidato». I quadri che presentava alle mostre sono stati realizzati in parte con la tecnica ad olio su tavola, in stile impressionista, e in parte con la tecnica ad encausto, che come si diceva prevede l’uso di colori a cera e ad olio su tavola incisa. Nelle tele dell’artista si respira la nostalgia e il ricordo della vita virgiliana che portava nel cuore. Opere in cui ha raccontato le vicende dei contadini della sua terra, riproponendo il loro ambiente e anche l’esistenza tribolata, da lui emblematizzata fino alla sofferta solidarietà. I paesaggi e gli scorci che ritraeva erano spesso “silenziosi”, quasi una ricerca della tranquillità di un mondo che purtroppo non c’è più. Per certi versi i suoi dipinti richiamano a quelli di Bruno Franzoni , celebre pittore naif originario di Villimpenta che Davi conobbe nei suoi primi anni di sperimentazione. Sono quelli della pittura civile, messa in atto con l’impegno poetico (non troppo lontano da certi scenari filmici felliniani) di chi è convinto che il bello sia nella quotidiana normalità di uno scorrere del tempo per una volta sottratto alla frenesia moderna. A dare notizia della scomparsa del pittore, la figlia Monica , che negli ultimi tempi lo affiancava sempre durante le sue mostre. A Valeggio sul Mincio, dove ogni anno il Comune lo invitava mettendogli a disposizione il piano terra del municipio, la personale di Davi era diventata l’appuntamento fisso nei giorni di Pasqua e Pasquetta. Davi lascia nella malinconia un gran numero di amici ed estimatori.
Matteo Vincenzi