MANTOVA Magica, elegante, quasi eterea, Diana Krall regala all’estate musicale di Piazza Sordello le emozioni luminose della sua voce in uno spettacolo che rapisce e lascia estasiati. La cantante e pianista originaria di Nanaimo, Canada, arriva al Mantova Summer Festival forte di una carriera trentennale che l’ha vista affermarsi in ogni angolo di mondo. Formatasi al Berklee College of Music di Boston, l’artista ha poi intrapreso la sua multiforme ascesa fin dal primo disco a suo nome, quello “Stepping Out” che, come da titolo programmatico, le fece fare il primo passo all’interno della scena jazz mondiale ormai trentun’anni fa. Da allora, la storia della canadese è costellata di grandi traguardi, come gli oltre 6 milioni di dischi venduti negli USA e gli oltre 15 milioni distribuiti in tutto il mondo oltre ad essere stata, durante gli anni ’90 e 2000, l’artista jazz donna più venduta e ascoltata. Diana Krall è inoltre l’unica cantante jazz ad aver vinto finora tre Grammy Awards e otto Juno Awards, conseguito nove dischi d’oro, tre di platino e sette multi-platino e ad aver debuttato, con nove dei suoi album, direttamente in cima alla Billboard Jazz Albums.
Numeri e record non da poco, che la consacrano tra le stelle di questo millennio nel genere che la contraddistingue. L’ultimo lavoro in studio, sedicesimo in carriera, della pianista della Columbia Britannica risale ormai a quattro anni fa, “This Dream Of You” il titolo, che riprende quello della cover di Bob Dylan inserita dalla cantante nel suo lavoro targato 2009, “Together Through Life”.
Molti sono i classici della musica popolare e gli standard jazz che la moglie di Elvis Costello (definito ironicamente e teneramente “my best friend” dall’artista prima dell’esecuzione di “The Girl In The Other Room”, canzone scritta a quattro mani dai due) interpreta con soave afflato e precisa maestria nella nottata mantovana subito dopo aver esclamato un emozionato “Wow it’s so gorgeous” (è meraviglioso) sull’incipit dell’iniziale “Almost Like Being In Love” rivolto allo spettacolo della piazza.
Il copione della serata segue il flusso dell’artista, che senza una scaletta precisa si fa guidare da improvvisazione e ispirazione. Si distinguono in particolare una versione da brividi di “I’ve Got You Under My Skin” dell’indimenticabile Cole Porter e la suadente “Do Nothin’ Till You Hear From Me” del gigante Duke Ellington.
Le note del piano di Diana, accompagnata da batteria e contrabbasso, rimbalzano sui ciottoli ancora caldi della piazza gremita, mentre la sua voce avvolge e stringe il pubblico in un abbraccio che conduce ai limiti della commozione, un concerto che sicuramente rimarrà nella storia della rassegna mantovana.
Matteo Contri