Cerese – Via Gesù dalla canzone natalizia: “Una follia”

Aporti

Cerese (Borgo Virgilio) “ A Natale puoi…”, si canta spesso. A Natale si possono creare anche polemiche, per esempio. Sui presepi, oppure sulle canzoncine, com’è successo qualche giorno in una scuola elementare di Castel Goffredo e, a quanto pare, anche alla primaria di Cerese, dove alcune maestre hanno optato per qualcosa di alternativo, eliminando la parola “Gesù”. E così è stato modificato il verso «questo è il giorno di Gesù» nella canzone natalizia dello Zecchino d’Oro, con un generico «questo è il giorno che vuoi tu». La “violazione” del Natale ha fatto scattare le proteste dei genitori: qualcuno ha avvisato anche gli amministratori comunali, altri si sono rivolti direttamente al nostro giornale «per segnalare – come ci hanno raccontato – una deriva preoccupante che non possiamo accettare».
Il consigliere comunale in quota Lega Nicola Chiribella è stato a sua volta contattato, esprimendo tutto il suo disappunto per quanto avvenuto: «Rimuovere Gesù nei canti natalizi significa rinnegare le nostre radici e tradizioni. L’integrazione – aggiunge – non può essere la negazione della nostra cultura cristiana. Ecco perché episodi come questi, purtroppo sempre più comuni, vanno contrastati con forza».
La questione è arrivata anche sul tavolo del consigliere regionale della Lombardia Alessandra Cappellari e dell’europarlamentare Silvia Sardone, le quali hanno ribadito che «citare Gesù in un canto di Natale non offende nessuno e non può essere visto come un problema, che evidentemente sta tutto nelle menti di chi partorisce questi retropensieri che mirano ad escludere e ghettizzare la nostra cultura cristiana in nome di un’inclusione solo ipotetica, figlia in realtà di un’ideologia ben precisa».
Come può un testo di Natale non avere contenuti cristiani, si chiedono in molti, fra cui il sindaco di Borgo Virgilio Francesco Aporti, perplesso per quella che ai più è sembrata una mera provocazione: «Voglio approfondire la questione, ma cancellare il nome di Gesù da una canzone natalizia fa venire meno il senso del Natale. Eppoi, lasciatemelo dire: citare Gesù in un canto per bambini non offende nessuno, ma semmai dovrebbe essere motivo d’orgoglio. Rispetto l’autonomia della scuole, ma parallelamente le scuole devono rispettare i nostri simboli religiosi e culturali, e non oltraggiarli in nome dell’inclusività di facciata. Invito insegnanti e dirigente scolastica, purtroppo trinceratesi dietro un silenzio assordante, a riflettere su questa follia». Da Aporti, infine, una “contro provocazione”, ma fino a un certo punto: «A quelle maestre e presidi che sminuiscono o non celebrano la Natività, dico allora che per coerenza dovrebbero rinunciare ai giorni di festa e di recarsi regolarmente al lavoro».
Insomma, per inseguire una “finta inclusione” qualcuno cerca di mimetizzare gli elementi centrali dell’identità culturale nazionale.
Matteo Vincenzi