Chiusa la filiale Intesa di Cerese, clienti dirottati nelle tabaccherie per i prelievi

CERESE (Borgo Virgilio) – Quando chiude la filiale di una banca si genera inevitabile malcontento tra i cittadini. Una situazione che non ha risparmiato nemmeno i correntisti di Intesa SanPaolo di Borgo Virgilio, dopo la decisione dei vertici di chiudere la storica filiale di Cerese, sulla Cisa. La massiccia dismissione degli sportelli sul territorio nazionale è figlia dell’acquisizione da parte di Intesa Sanpaolo di Ubi Banca. Per provare ad ovviare alla difficoltà dei clienti, il maggiore gruppo bancario italiano ha sottoscritto un accordo con 13 attività del territorio virgiliano – tabaccheria Grisoli di via Mantova; bar Sport di via Tazio Nuvolari; Kalifornia Coffee di via Cisa; Non solo carta di via Fratelli Cervi; tabaccheria di via Mazzini; Infiniti bar di via Divisione Acqui; delegazione Aci di piazzale Commercio; Barlume di via Cisa; Tabacchi di via Michelangelo; Bar-tabaccheria “Da Terry” di strada Cisa; La Tornabuona di via Caduti del Lavoro; Tabacchi Orlandi di via Parmense; bar Sikalù di via Al Forte – che fungeranno così da bancomat. I correntisti dotati di tessera sanitaria e tessera bancomat potranno ritirare contanti fino ad un massimo di 250 euro al giorno, con esenzione delle commissioni fino al 18 ottobre 2022, nelle rivendite sopraccitate. «Purtroppo – osserva il sindaco di Borgo Virgilio  Francesco Aporti  – le riorganizzazioni dei grandi gruppi bancari hanno conseguenze che gli Enti locali non possono prevedere né, e lo dico con rammarico, scongiurare. Le amministrazioni possono solo attivarsi per limitare i disagi per i cittadini e in questo senso l’accordo per “dirottare” i clienti che hanno difficoltà a recarsi nella filiale cittadina di Corso della Libertà 10/12 o in quella, certamente più comoda, di San Biagio, in via Di Vittorio, nei punti vendita che hanno aderito alla convenzione sembra una soluzione di buon senso. Resta la preoccupazione per la popolazione più anziana, la più esposta ai disagi con il venir meno dei servizi essenziali». Il prezzo di questa «politica di disimpegno» – come era stata definita dai coordinamenti sindacali – sarà pagato proprio dagli anziani e dai più fragili, i quali incontreranno sempre maggiori difficoltà anche solo per raggiungere un bancomat e che quando riusciranno a recarsi in banca troveranno file sempre più lunghe determinate dalla concentrazione di clienti in pochi punti operativi. Ma sarà pagato anche dal tessuto economico e delle imprese che hanno mostrato forte “resilienza” nel mantenere vive le attività, contrastando la desertificazione dei territori. Cosa che ai governanti non importa.

Matteo Vincenzi