Riva di Suzzara: cittadini contro la ciclabile. “Progetto inutile e senza futuro”

SUZZARA Un’opera inutile e senza futuro. Così, alcuni cittadini di Suzzara hanno definito la prossima realizzazione del percorso ciclopedonale che da strada Cisa, nel capoluogo, dovrebbe condurre alla frazione di Riva e, di conseguenza, al parco San Colombano. Promotori delle rimostranze raccolte ed esposte durante un incontro tenutosi nella serata di lunedì, i cittadini Bruno Melli e Gino Motta. «Riteniamo, anzitutto, che il costo preventivo dell’opera dela somma di 1 milione e 400mila euro, sia un esborso eccessivo considerando che la tratta si estenderà solo per 1300 metri. Troviamo poi incomprensibile il fatto che il percorso, una volta terminato il territorio di Suzzara, in prossimità dello stradello Arginello, non condurrà da nessuna parte. Ciclisti e pedoni, dovranno ritornare su strada Marzole per raggiungere Riva e strada Cavallara per arrivare al parco di San Colombano; questi tragitti sono utilizzati quotidianamente da auto mezzi di trasporto, quindi ci chiediamo, come può essere tutelata la sicurezza di ciclisti e pedoni?». Il problema, però, secondo i cittadini non riguarderebbe solo la mancanza di sicurezza, al contrario entrerebbe in gioco la gestione degli espropri. «Nei mesi precedenti – continuano Melli e Motta – abbiamo studiato e discusso le ragioni del perché secondo il nostro punto di vista la ciclabile non dovrebbe essere costruita. preoccupandoci di tutti gli aspetti negativi. Ci siamo documentati anche per quanto concerne gli espropri, incontrando i cittadini interessati. Durante l’incontro comunale di presentazione dell’intervento, il progettista, supportato dal sindaco Ivan Ongari e dal presidente del Wwf suzzarese Donato Artoni, dichiarò che negli espropri rientravano, oltre ai metri della pista, anche una fetta di terreno, a bordo Po Vecchio, a disposizione del Consorzio di Bonifica. Lo stesso, a tal proposito, ha ipotizzato, ad occhio, che gli espropri dei terreni avrebbero raggiunto circa 5 – 6 metri di estensione, questione non fattibile in alcuni punti, come all’inizio del percorso, sulla Cisa, dove esiste una casa a bordo Po vecchio, ma nemmeno in fondo a via Borelli, dove ci sono un’officina e una casa privata con muri a 3 metri circa dalla sponda». Al pari di ciò, il gruppo cittadino chiamerebbe in causa anche alcune azioni, al fine di provvedere alla realizzazione dell’opera di tombinamento dell’area Po Vecchio: «Con l’aiuto dell’architetto Sandro Casaletti, sicuramente più esperto di noi promotori, abbiamo mostrato all’assemblea tutti i documenti relativi al nuovo progetto esecutivo della pista con delle varianti, che a nostro dire peggiorano il progetto. Parliamo del tombinamento di Po Vecchio. Queste presunte operazioni, non sappiamo per il momento se sono in legge, andrebbero ad aumentare i costi della pista , che rimane, sempre e comunque, un’opera inutile senza futuro. Una grande mancia che gli attuali amministratori, di oggi, lasciano a chi, il 9 giugno, verrà dopo di loro».