MANTOVA Per gli amici di una vita è semplicemente “il vincente”. Effettivamente l’etichetta è meritata, poiché reduce da campionati importanti, in buona parte vinti. Stiamo parlando di una vecchia conoscenza del calcio mantovano, ovvero Luca Ruggeri. Classe ’90, mancino educato e corsa prestante, il laterale è stato uno degli artefici della promozione in D del Vigasio, compagine veronese di Eccellenza. Ruggeri, che dopo il fallimento del Mantova di Lori, ha avuto parentesi importanti con Rovigo e Sambonifacese in C2, si candida di diritto ad essere uno dei pezzi pregiati del mercato estivo e a riguardo abbiamo fatto due chiacchiere con lui.
Luca, ennesima cavalcata trionfale…
«Si! Siamo partiti malino, ma ci siamo ripresi in fretta inanellando una serie di risultati incredibili fino a dicembre. Nel mercato invernale la società ha fatto un grosso sforzo assicurandosi tre giocatori di grande valore e nel girone di ritorno, fatto salvo un pareggio e una sconfitta all’ultima giornata, le abbiamo vinte tutte. Col Vigasio andai in D anche quattro anni fa al termine dei playoff, mentre l’anno scorso col Campagnola (Promozione Crer) abbiamo centrato l’Eccellenza».
Sei una sorta di talismano, dunque. Ma nel Mantovano le cose non sono andate benissimo per te…
«Verissimo. Nel 2012 in Eccellenza col Castei fu un’annata tribolatissima, così come la mezza stagione a Governolo; i Pirati retrocedettero in Promozione ma io me ne andai a gennaio. Una cosa che però ricordo con piacere è il gruppo a San Giorgio: ai vari Marcello Olivetti, Beschi, Caccavale mi lega ancora una forte amicizia».
Quali differenze hai notato nelle altre regioni?
«In Lombardia il ritmo è più elevato, in Emiliano si gioca più la palla. Il Veneto è una sorta di mix tra i due».
Da Mantova qualcuno ti ha richiamato?
«(ride ndr) Per il lavoro che svolgo è difficile affrontare la Serie D, sono disposto ad ascoltare eventuali offerte, anche dal Mantovano. Il Suzzara mi ha cercato, ma ad oggi non ho ancora deciso nulla. L’estate è lunga».
Ti definiscono un mister in campo. Nonostante l’età ancora verde, ti vedresti in panchina?
«Finchè le gambe andranno, penserò solo a giocare ma un domani mi piacerebbe. Prima, però, c’è da prendere il patentino».