Calcio Serie B – Sauro Frutti, il doppio ex: “Mantova-Modena, vinca il migliore”

Sauro Frutti
Sauro Frutti

MANTOVA È stato tra i cannonieri più prolifici della storia del Mantova, poi allenatore in prima squadra e nelle giovanili. Ma non è stato da meno a Modena, dove da calciatore ha conquistato una promozione in B. Lui è Sauro Frutti, oggi 71enne, nonno felice e sempre disponibile quando c’è da parlare di calcio. Figuriamoci se il tema è Mantova-Modena, il derby che andrà in scena sabato al Martelli.
Sauro, cominciamo dal Mantova: cosa ne pensa?
«Il Mantova ormai è una realtà. Mi impressionano la sua personalità, il suo gioco, le sue certezze. Mi impressiona la naturalezza di tanti giocatori al primo anno di B. Possanzini sta facendo un lavoro incredibile».
Dove possono arrivare i biancorossi?
«Se risolvono il problema del gol, i play off sono un traguardo raggiungibile».
Appunto: come si può risolvere il problema?
«Difficile rispondere. Mi verrebbe da dire con un possesso palla meno esasperato e una maggior verticalizzazione. Ma la verità è che, con questo tipo di gioco, le occasioni comunque arrivano. Forse allora è una questione di lucidità sottoporta. O di poca esperienza di certi giocatori. Ci vuole tempo».
A Frutti sarebbe piaciuto giocare in questo Mantova?
«Hai voglia! Dirò di più: in questa squadra avrei fatto gol con una mano legata alla schiena».
C’è un giocatore che le piace in particolare?
«Burrai è semplicemente fondamentale: per esperienza, tempi di gioco, gestione della palla. Se devo citare due giovani, scelgo Bragantini e Fiori: hanno grossi margini di crescita. Bravo anche Mensah, che ha un unico difetto: vede poco la porta».
Cosa pensa invece del Modena?
«Contrariamente al Mantova, non ha ancora trovato la sua identità. Però è sulla buona strada. Il nuovo allenatore Mandelli sta cercando di portare serenità al gruppo, che è formato da giocatori di qualità. A Cosenza meritava di vincere».
Chi parte favorito sabato?
«Il Mantova sta sicuramente meglio».
Ora apriamo l’album dei ricordi e cominciamo dalla sua esperienza da calciatore del Mantova…
«È durata dal 1977 all’81. Ci divertivamo, si andava in campo col sorriso, senza tensioni o eccessi. Mi sono trovato benissimo da subito e ho conosciuto persone fantastiche. Vorrei citare i tre allenatori: Tomeazzi e Bianchi, due signori; e Mialich, un istrione».
Aneddoti particolari?
«Servirebbe un giornale intero! Scelgo le barzellette di Aldo Brindani (storico massaggiatore, ndr) in ritiro: sempre le stesse, ma ogni volta ridevo a crepapelle».
A Modena invece giocò dal 1985 all’88…
«Altra esperienza magnifica. Vinsi la classifica marcatori in C l’anno della promozione; e fui vice capocannoniere in B la stagione successiva. L’anno scorso mi hanno invitato al Braglia premiandomi come “leggenda del Modena”: è stata una grande emozione, ho incontrato tifosi di 40-50 anni che mi hanno confessato di essersi innamorati del calcio e del Modena vedendomi giocare».
A Mantova però si è stabilito. Ed è tornato come allenatore…
«Vivo qui da 40 anni e mi sento un mantovano d’adozione. Per quanto riguarda la mia esperienza da allenatore, ho qualche rammarico in più legato ai due esoneri: nel ’96 da primo in classifica in Serie D; nel 2012 a -2 dai play off in C dopo aver ottenuto una salvezza miracolosa pochi mesi prima (assieme a Boninsegna) ed aver cominciato la preparazione con 6 giocatori. Meritavo più rispetto».
Amareggiato?
«Sì, perchè per il Mantova ho sempre dato l’anima senza chiedere nulla. Ma di questo e dei risultati che ho ottenuto sono orgoglioso. E tanto mi basta».
Chi vince sabato?
«Sono troppo legato a tutte e due le squadre per sbilanciarmi. Vinca il migliore. Auguro di cuore ad entrambe di raggiungere i propri obiettivi».