MANTOVA La rassegna dei giovani volti nuovi del Mantova prosegue oggi con Antonio Fiori, uno dei primi giocatori ad essere stati annunciati da viale Te. Trattasi dunque di prima scelta, un ragazzo da tenere d’occhio. Nato a Ravenna, ha compiuto 20 anni lo scorso febbraio ed è al debutto nel calcio professionistico.
Ma, Antonio, lasciamo che sia tu a presentarti…
«Sono cresciuto nel vivaio del Cesena. Poi, quando è fallito, sono passato alla Spal. Dopo l’esperienza in Primavera sono stato girato in prestito in Serie D al Vastogirardi».
Il tuo esordio in prima squadra…
«Esperienza bellissima, che mi ha aiutato a crescere sotto tutti i punti di vista. Ora però l’asticella si alza: mi aspetta il calcio dei professionisti».
Come ti avvicini a questa tappa?
«Con tanta determinazione, perchè voglio dimostrare le mie qualità. Ma anche con la consapevolezza che dovrò imparare tanto dai compagni più esperti».
Come ti descrivi in campo?
«Sono un attaccante esterno. Mi piace l’uno contro uno e attaccare la profondità».
Sono caratteristiche che si prestano al calcio di Possanzini?
«Sì. In questi primi giorni il mister insiste sulla manovra dal basso, il possesso palla, il pressing sull’avversario. Con questo gioco noi attaccanti abbiamo la possibilità di andare all’uno contro uno. Anche l’anno scorso ero abituato a giocare così».
Qual è il tuo feeling col gol?
«Posso fare meglio. L’anno scorso ne ho segnati 4, più 3 assist. Ma me ne sono mangiati tanti».
Come ti immagini il primo gol in maglia biancorossa?
«Sogno che arrivi al Martelli. Magari sotto la curva… Sarebbe magnifico».
Il calcio è nel tuo dna?
«Da sempre. Da piccolo ho giocato anche a tennis, sport che seguo tuttora anche se con meno partecipazione dopo il ritiro del mio idolo Nadal. Ma a calcio me la sono sempre cavata meglio, sostenuto anche dalla mia famiglia. Papà e zio, soprattutto, quando possono vengono a vedermi».
Com’è nata la trattativa col Mantova?
«Ero in vacanza a Forte dei Marmi e mi chiama il mio procuratore: “Ti vuole il Mantova”. Un’occasione troppo importante per me. Voglio sfruttarla al meglio».
A Mantovanello siete stati incoraggiati da tanti tifosi…
«Mi ha sorpreso, non me li aspettavo così carichi. O forse non ero abituato: quando giocavo nel Vastogirardi non veniva nessuno…».
Questo lo avverti più come una responsabilità o uno stimolo?
«È sicuramente una responsabilità. Ma per me è soprattutto uno stimolo a dare sempre di più».