Mantova Per una volta, in casa Mantova, non è l’attacco monstre a finire sotto i riflettori. Questa settimana tocca alla difesa, che a Lodi è finalmente riuscita a non prendere gol. Il 19enne Marco Carminati, marcantonio di un metro e 90 (e oltre), ne è uno dei punti fermi: ex capitano della Primavera del Brescia, è partito titolare in tutte e 8 le gare di campionato fin qui disputate. E sta crescendo a vista d’occhio.
Marco, che Mantova esce dal match col Fanfulla?
«Un Mantova più consapevole della propria forza e compattezza. Se non abbiamo preso gol, non è solo merito dei difensori ma di tutta la squadra. A cominciare dagli attaccanti, che ci hanno dato una grossa mano. E non dimentichiamoci delle parate di Fede (Adorni, ndr)».
Il fatto di subire sempre gol stava diventando un problema?
«Sinceramente no. Non l’abbiamo mai vissuto con eccessiva preoccupazione, anche perchè quasi sempre è successo quando eravamo avanti di due o più reti. L’importante è vincere. Detto ciò, ogni giorno lavoriamo per migliorarci anche sotto questo aspetto e i risultati cominciano a vedersi».
Sei soddisfatto del tuo percorso finora?
«Sì. Sto acquisendo sempre maggior sicurezza e per questo devo ringraziare i miei compagni più esperti, come Simone (Aldrovandi, ndr) o Giorgi, che mi danno tanti consigli».
Qual è stato il più utile?
«Mi ripetono di non mollare la presa, di non abbassare mai la tensione perchè l’errore è sempre dietro l’angolo. E poi mi invitano a “vedere” la partita a 360 gradi».
Secondo te, in cosa puoi migliorare?
«In tante cose. Sono al primo anno con i “grandi” e la differenza con la Primavera l’ho avvertita. Diciamo che posso crescere sul piano dell’intensità e dell’aggressività sull’avversario. E poi mi piacerebbe finalizzare».
Nel senso di segnare?
«Esatto. Da bambino giocavo esterno d’attacco e qualche gol l’ho fatto. Vorrei riuscirci anche da difensore. Magari di testa, vista la mia altezza. O di piede, ma prima dovrei… raddrizzarlo un po’ (ride)».
In cosa, invece, ti senti forte?
«Penso di avere una discreta personalità. Ma non mi accontento perchè, grazie all’aiuto dei miei compagni, so che posso ancora progredire».
Come ti trovi con Brando?
«Bene. Il mister mi ha dato fiducia e mi sta aiutando molto nel mio percorso di crescita».
Un altro allenatore importante per te è stato il mantovano Elia Pavesi…
«Certo che sì. Lui mi ha promosso capitano della Primavera del Brescia, insegnandomi tante cose. E poi mi ha spinto ad accettare la proposta del Mantova. Ogni tanto ci sentiamo ancora».
Come ha fatto un bergamasco come te a finire al Brescia?
«Le mie prime esperienze sono state in società di Bergamo: Valbrembo, Villa d’Almè e Paladina. Poi sono entrato nell’Atalanta ma, dopo tre anni, mi hanno scartato. A quel punto mio papà si è guardato in giro, è uscita l’opportunità del Brescia e l’ho presa al volo. Sono rimasto là 6 anni, dai Giovanissimi Regionali alla Primavera».
Ti senti più bresciano o bergamasco?
«Bella domanda. Senza rinnegare le mie radici, ti rispondo bresciano. Un po’ come Morosini (il calciatore delle Rondinelle nativo di Ponte San Pietro, ndr)».
Hai un calciatore di riferimento?
«Alessio Romagnoli».
Vista la tua statura, avresti potuto giocare a basket…
«Odio il basket. A trasmettermi la passione per il calcio è stato mio fratello Paolo. Ma devo dire che tutta la famiglia mi ha sempre sostenuto. Mamma Daniella e papà Gianfranco ogni domenica vengono a vedermi».
Hai qualche hobby?
«In questo momento, oltre che dal calcio, sono preso dallo studio. Dopo la maturità scientifica, mi sono iscritto a Ingegneria Gestionale e sto preparando i primi esami».
Torniamo al Mantova: come vedi la trasferta di Crema?
«È un campo difficile. Il Crema è un’ottima squadra, con alcune individualità di spicco. Sarà una partita simile a quella di Lodi e noi dovremo essere bravi a interpretarla nel modo giusto».
Per concludere: qual è il tuo obiettivo per questa stagione?
«Ce n’è uno solo e ce la stiamo mettendo tutta per centrarlo».
Dove ti vedi tra 10 anni?
«Per adesso voglio vincere col Mantova e affacciarmi al professionismo, come ho sempre sognato. A quel punto dovrò essere bravo io a mantenermi a quei livelli».