Minaccia di uccidersi in tribunale: “Vogliono togliermi mio figlio”

MANTOVA Zaino in spalla si è presentato all’ingresso del tribunale come un qualsiasi visitatore salvo poi, superata indenne l’ispezione personale al metal detector, mostrare le proprie reali intenzioni, per fortuna alla fine solo millantate. Momenti di vera e propria apprensione quelli registrati ieri mattina in via Poma a causa di un uomo che ha minacciato, se non fossero state accolte le sue richieste, di darsi fuoco all’interno del palazzo di giustizia.
Nella fattispecie mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando il soggetto, un 41enne italiano residente nel capoluogo e appena scarcerato per fine pena, è comparso di fronte alla guardia giurata in servizio al portone d’ingresso, la quale, come da prassi, ha provveduto a sua volta, a verificare accuratamente che l’utente non fosse in possesso di nessun tipo di arma o altri oggetti vietati. Una volta accertato che non vi era nulla di proibito, l’uomo è stato quindi lasciato entrare. Stando alla ricostruzione dei fatti il pregiudicato, salito al primo piano dell’edificio, e dopo aver chiesto con insistenza di poter conferire col giudice, reo a suo dire di aver firmato un provvedimento cautelare che gli vietava di avvicinarsi sia all’ex moglie che al figlio piccolo, ha cominciato a dare in escandescenza, arrivando addirittura a minacciare il personale di cancelleria di darsi fuoco utilizzando due piccole taniche di benzina, stando alle sue parole, nascoste nello zainetto, e in realtà invece vuoto. Immediato è scattato dunque l’allarme. Sul posto oltre ai decine di carabinieri, tra cui il capitano Gianfranco Galletta, comandante della compagnia dell’Arma di Mantova, anche una squadra dei vigili del fuoco. Sempre secondo le sommarie indiscrezioni trapelate il 41enne era stato condannato ad una pena definitiva di circa due anni di reclusione per questioni legate allo spaccio di sostanze stupefacenti e per maltrattamenti in famiglia oltre ad reati di natura persecutoria, per l’appunto sempre perpetrati in ambito domestico ai danni della coniuge.
Dapprima immobilizzato e quindi tranquillizzato dai militari dopo un lungo colloquio con loro, l’aspirante suicida è stato infine trasportato in via Chiassi per gli accertamenti del caso. Una vicenda singolare che non ha mancato di creare forte preoccupazione nei tanti presenti in un giorno, tra l’altro, solitamente affollato a causa delle numerose udienze sia penali che civili in calendario. A suo carico è così scattata una denuncia a piede libero per procurato allarme.