MANTOVA Avrebbe costretto l’ex compagna a subire violenze di ogni genere, sia di natura fisica che psichica. Reiterati casi di abusi consumati in ambito familiare e perpetrati anche alla presenza della loro figlia minorenne. Alla sbarra con l’accusa di maltrattamenti e minacce aggravate era così finito un 57enne italo-canadese residente a Motteggiana. I fatti a lui ascritti risalgono, per quanto concerne il primo capo d’imputazione al periodo compreso tra il 2002 ed il 2013, anno quest’ultimo di cessazione della convivenza, mentre la seconda ipotesi di reato sarebbe occorsa a partire dal dicembre 2013 fino al febbraio 2014. Teatro della vicenda un’appartamento in via Fani a Colle Aperto. Una condotta quella tenuta dall’uomo, secondo gli inquirenti, costellata di continui episodi violenti e quasi sempre posti in essere sotto l’effetto dell’alcol; in più occasioni avrebbe aggredito la propria compagna a suon di calci e pugni costringendola in tali circostanze a chiedere riparo per la notte a genitori e parenti. In alcuni frangenti inoltre, la donna sarebbe stata fatta oggetto di frasi ingiuriose culminate addirittura in minacce di morte. A causa delle continue percosse subite la presunta vittima era stata anche ricoverata in ospedale con lesioni giudicate guaribili in circa una settimana. Una volta conclusa poi la convivenza, il 57enne avrebbe perseverato nell’importunare l’ex anche tramite sms, ingenerando in tal modo nella parte offesa un profondo stato di ansie e timori. Ieri mattina davanti al giudice Giovanna Camillo è comparsa in qualità di testimone l’insegnate della figlia all’epoca dei fatti frequentante la quinta elementare. Stando al suo racconto, in un paio di circostanze nella primavera di cinque anni fa, l’imputato si sarebbe presentato a scuola chiedendo di poter vedere la figlia nonostante il divieto impostogli. Terminata la deposizione il procedimento è stato quindi aggiornato al prossimo 18 luglio per l’escussione dei testi della difesa.
Botte e minacce alla ex, 57enne alla sbarra
I fatti per cui l’uomo è finito a processo si sarebbero protratti per dodici anni