MANTOVA Nella cornice suggestiva di Piazza Castello ha luogo lo spettacolo ‘Un indovino mi disse’, tratto dal memoir omonimo edito da Longanesi (1995), a vent’anni dalla morte del suo autore, lo scrittore e giornalista fiorentino Tiziano Terzani. ‘Mi sembra un miracolo che sia rimasto vivo nella contemporaneità’: a dare il via all’evento una parente del giornalista, che con voce rotta dall’emozione fornisce un breve resoconto della vita di Terzani negli anni Settanta e Ottanta e le circostanze che lo spinsero a partire per l’Oriente, nel ’93. Per il trasferimento nel continente asiatico risulta fondamentale la collaborazione dell’amico Raffaele Mattioli; è negli anni di attività come giornalista in Italia infatti che Terzani e il rinomato economista cominciano a frequentarsi e stringono un legame che ben presto, chiacchierata dopo chiacchierata, evolve in un’amicizia destinata a durare fino alla morte di lui. All’epoca Terzani lavorava alla sede del quotidiano torinese il Giorno, presso cui era diventato giornalista professionista; aveva conseguito un master in lingua cinese presso la Columbia University e sognava di diventare corrispondente dall’Asia, per contribuire concretamente alla denuncia del capitalismo occidentale. Mattioli gli fornisce l’opportunità: l’Intesa San Paolo aveva aperto una filiale a Singapore, e l’amico consiglia a Terzani di trasferirsi con la famiglia. Comincia la lunga, intensa avventura di Terzani giornalista e attivista politico in Oriente. Al termine dell’introduzione le luci si spengono, e ha inizio lo spettacolo (regia e drammaturgia di Lorenzo Pavolini): ‘Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell’anno non volare. Non volare mai…’; la voce narrante è quella nitida, incisiva, di Peppe Servillo, cantante, attore teatrale e cinematografico, alternata alle note del pianista, arrangiatore e compositore argentino Natalio Luis Mangalavite.
Cecilia Volpi