Fanghi tossici: chiesto il rinvio a giudizio per 17 imputati

MANTOVA  È ormai alle battute finali l’udienza preliminare sullo scandalo Wte, l’azienda bresciana finita nel mirino dei Carabinieri Forestali dopo oltre due anni di indagini. Gli investigatori dell’Arma avevano smascherato oltre 12 milioni di euro di profitti illeciti e 150mila tonnellate di fanghi contaminati (metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze inquinanti) spacciati per fertilizzanti e smaltiti su circa 3mila ettari di terreni agricoli in Lombardia (compresi 7 comuni mantovani), Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Il pm Teodoro Catananti, ha chiesto il rinvio a giudizio per 17 persone. Altri due indagati (e a breve imputati) hanno scelto il rito abbreviato: gli imprenditori Giambattista Bonetti e Giuseppe Giustacchini, quest’ultimo titolare della Wte. Infine sono quattro gli indagati per cui ci sarà il non luogo a procedere: tre sono dipendenti o collaboratori della Wte, il quarto è Luigi Mille, direttore generale dell’Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po. Prossime udienze il 7 ottobre e il 4 novembre. La Wte era stata definita dai Forestali come “il fulcro delle attività illecite: l’azienda, a fronte di lauti corrispettivi – si leggeva nella nota diffusa dai militari nel maggio 2021 – ritirava i fanghi prodotti da numerosi impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue urbane e industriali, da trattare mediante un procedimento che ne garantisse l’igienizzazione e la trasformazione in fertilizzanti. Invece, per massimizzare i profitti, la ditta ometteva di sottoporre i fanghi contaminati al trattamento previsto e anzi vi aggiungeva ulteriori inquinanti come l’acido solforico derivante dal recupero di batterie esauste”. I rifiuti sarebbero stati poi classificati come “gessi di defecazione” e smaltiti su terreni destinati a coltivazioni agricole.