GONZAGA – Teatro canzone” è una forma di spettacolo che ha trovato il suo apogeo in Italia nel duo Gaber-Luporini, ma questo “simulacro” artistico è talmente solido, anche dopo quasi mezzo secolo, da essere di ispirazione ad artisti molto distanti dal Signor G come è successo martedì sera, al teatro Comunale di Gonzaga in cui sono fioccati gli applausi per Omar Pedrini che ha rivestito a modo suo questa forma espressiva. “Quando siamo felici facciamoci caso” è la pièce andata in scena dall’artista bresciano, spalleggiato dal chitarrista Simone Zoni e con la regia di Emilio Russo. L’ex leader dei Timoria non dimentica gli echi randagi di un passato da rocker anche se coinvolto in una transizione che porta al songwriting che in fondo ha sempre convissuto con le asperità rock di Pedrini, due modi di vivere la musica che emergevano in egual misura ai tempi del concept del Viaggio senza Vento così come accade oggi con un approccio più riflessivo, profondo e con la stessa voglia di scavare nell’introspezione. Cambia sostanzialmente il modo di dire le cose, ma l’esperienza da cui i concetti prendono forma sono le stesse. “Quando siamo felici facciamoci caso” è un titolo evocativo perfetto per chi, dopo aver navigato in acque agitate, si gode la calma assaporandone il gusto, perciò, sempre di viaggi si parla con o senza vento, l’importante è lasciar muovere la creatività e questo punto di vista calzerebbe a pennello con il Pedrini personaggio pubblico, ma il Pedrini artista è una persona affamata di sapere e ha riferimenti affini a questa sua ingordigia di cultura come Kurt Vonnegut dalle cui parole emerge questo progetto teatrale. Profonde riflessioni sono accompagnate dal leggero arpeggio della Les Paul imbracciata dal “ragazzo di bottega” Simone Zoni e poi si alza il pathos con una bella versione di Redemption Song di Bob Marley calata alla perfezione nel contesto con quelle “Songs of Freedom” che sembrano essere scritte apposta per la serata. Pedrini nel suo vagare si rifugia spesso nella poesia e cita immediatamente i suoi idoli Neruda e Majkovskij oltre allo stesso Vonnegut, ma lo spannung emozionale lo si raggiunge nell’esibizione di uno dei successi più amati targati Timoria, Sole Spento pubblicato in uno dei lavori più intensi della band bresciana, “El Topo Grand Hotel” del 2001 che ancora oggi risulta come una carezza per la melodia e un pugno nello stomaco per il significato, canzone ispirata da una lettera inviatagli dalla cella n.42 del carcere di Brescia è diventata un messaggio liberatorio ascoltato da centinaia di migliaia di persone. La tappa di Gonzaga ha chiuso il tour teatrale di Pedrini che ha scelto i suolo mantovano per ricordare le origini del nonno come ha lui stesso raccontando mostrando una bottiglia di Lambrusco locale.