MANTOVA – Mia moglie? Non l’ho mai picchiata, neanche quando ho scoperto che aveva una relazione con un altro. Mia figlia? Una volta le ho dato una sberla, l’ho presa di striscio, praticamente non l’ho quasi toccata. I bastoni che avevo in casa? Uno lo usavo come soprammobile, l’altro per difendermi da un paio di rumeni che abitano vicino a casa mia con cui avevo litigato. Ha respinto in questo modo tutte le accuse a suo carico che lo scorso marzo lo hanno portato in carcere, dove si trova tuttora, per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale più varie aggravanti che ne hanno fatto un o dei primi casi di codice rosso del Mantovano. A rispondere alla domande degli avvocati e del Pubblico ministero ieri mattina in tribunale è stato un 56enne tunisino residente in provincia. L’uomo era stato denunciato dalla moglie che si era rivolta ai carabinieri, i quali, vista la situazione avevano chiesto e ottenuto che il 56enne venisse arrestato. Ieri, al termine del lungo esame cui l’imputato è stato sottoposto, il suo difensore, avvocato Stefano Orlandi, ha chiesto l’acquisizione agli atti del processo di un referto medico della presunta vittima, che si è costituita parte civile con l’avvocato Marika Dolci, e che venga sentita come testimone la figlia, che attualmente ha 9 anni. A quest’ultima richiesta si è opposto il Pm Lucia Lombardo. Opposizione che è stata accolta dal collegio giudicante, che ha accolto anche la richiesta di acquisizione del certificato da parte della difesa. Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo primo ottobre, quando ci sarà la discussione e quindi la sentenza.