MANTOVA Sembra veramente un bollettino di guerra quello che ogni giorno divulga la Prefettura di Mantova: i positivi al Covid-19 aumentano in maniera esponenziale e ieri ne sono stati registrati 369, 95 in più rispetto a quelli di sabato. Registrato anche sette decessi negli ospedali mantovani di cui un uomo ultraottantenne di Castglione e un’anziana di Carpenedolo. Gli altri cinque provengono da altre province.
Una crescita quindi degli infetti quasi in ogni comune della provincia virgiliana con anche qualche new entry come Ceresara (2); Ponti sul Mincio (1); San Giovanni del Dosso (1) e Scivenoglia (1).
Nuove aree, quindi, dove purtroppo l’Ats ha riscontrato dei contagiati che fino ad ora, da quando è cominciata l’epidemia, non c’erano. E’ evidente che prima o poi tutto il territorio è destinato ad avere almeno un infetto per Comune anche se, almeno fino a ieri, dal lungo elenco sono rimasti fuori ben sette zone: Casalmoro, Gazzuolo, Motteggiana, San Giacomo delle Segnate, Borgocarbonara, Serravalle e Sustinente.
Comuni sparsi, questi, che in effetti non seguono una logica epidemiologica visto che sono abbastanza distanti tra loro ma comunque confinanti con altri che invece hanno diversi infetti. Per tornare al bollettino va osservato dove ci sono state crescite consistenti dei postivi come Castel Goffredo (+5); Castiglione delle Stiviere (+13; Goito (+7), Mantova (+9) e Viadana, Comune più colpito e dove l’epidemia continua a salire con un totale di 48 e quindi un più 8 rispetto a sabato. Ad un attenta analisi pare chiaro che si cresce nelle aree confinanti con Brescia (Castel Goffredo, Castiglione e Goito) e Cremona (Viadana).
Dagli uffici della Prefettura di Mantova anche i dati relativi ai controlli effettuati dalle forze dell’ordine impegnate su tutta la provincia a fare rispettare il decreto goverantivo relativo al contenimento del contagio e nello specifico sono state controllate, dall’inizio della restrizione, 738 persone. Si ricorda, infatti, che esiste il divieto tassativo di uscire di casa se non per motivi di lavoro o per motivi necessari relativi alla salute. Nella provincia di Verona, ad esempio, è già entrato in vigore il controllo da parte delle stesse forze dell’ordine della positività attraverso un tampone fatto sul posto. Questo per riuscire a trovare anche quelle persone che risultano colpite dal virus ma asintomatiche e quindi, purtroppo, portatrici sane. Da Regione Lombardia una buona notizia, l’aumento dei posti letto in terapia intensiva.
«Con uno sforzo titanico che sorprende, stupisce e commuove siamo passati da 724 a 1.200 posti in terapia intensiva – ha detto l’assessore alla sanità Giulio Gallera -. Abbiamo recuperato un buon margine rispetto ai numeri che avevamo ieri, grazie alla grande capacità delle strutture che stanno dando risposte utilizzando tutto quello che hanno. La battaglia dunque – ha aggiunto – continua e la vinciamo insieme se evitiamo di contagiare e di essere contagiati. In questa prospettiva contiamo di vedere i primi risultati delle nuove “restrizioni” fra una settimana. Diversi modelli matematici avevano ipotizzato una crescita esponenziale, mentre fortunatamente è costante. Sicuramente è interessante il dato di Lodi dove le misure rigide hanno dato risultati molto significativi». Continua, tra l’altro, la strategia per alleggerire gli ospedali che hanno afflussi significati. Ieri sono state trasferite 60 persone grazie anche all’importantissima collaborazione del privato accreditato. «Chi mette in discussione questo modello – ha sottolineato Gallera – è smentito, siamo tutti uniti in grande battaglia. Anche le Fondazioni stanno dando una grande mano».
Per quanto riguarda la ricerca del personale, sono arrivate 1900 domande e 832 sono già state valutate. Continua anche l’attivita’ di ‘Cross’, 40 pa zienti (10 Covid) sono stati trasferiti in altre Regioni. Proseguono anche gli sforzi per allestire 500 posti di terapia intensiva e altri 192 posti: 90 siamo in grado di realizzarli in 7 giorni, altri 77 in 11 giorni e altri 26 in 15 giorni al San Carlo, al Policlinico, al Niguarda al San Matteo e al San Gerardo). Per sistemarli serve strumentazione ad hoc “che oggi non abbiamo e non siamo in grado di recuperare se non attraverso la collaborazione del Dipartimento nazionale della protezione civile».