Aperitivo in giallo per la “conta” contro il Burky

MANTOVA Il pensiero dominante all’aperitivo dei “gialli”, ossia della lista Palazzi 2015, certamente intenzionata a ripresentarsi nel 2020 a sostegno del sindaco, è uno: toccare il cuore della gente e coinvolgerla. Ma non manca l’inevitabile guanto di sfida lanciato a quel soggetto “misterioso” nel quale si intravede il più immediato contendente: l’associazione culturale “Ponte dei Mulini”, inevitabilmente configurata come “lista Burchiellaro”. E nel caso, vengono continuamente posti a confronto i dati aritmetici: 134 sono state le adesioni contate con tanto di bigliettini dai palazziani, contro una ventina di presenze l’altra sera al bar Hemingway. Insomma, un rapporto di 7 a 1.
Ma ad aprire la serata di aperitivi, musiche e idee è stato il capogruppo in Comune  Davide Provenzano, che annuncia da febbraio incontri tematici in una sede da definirsi per elaborare progetti e, ovviamente, programmi elettorali, in vista del voto amministrativo di primavera. Il lui e nel suo pubblico prevalentemente giovane c’è la convinzione di «avere risvegliato Mantova dal letargo» tramite l’azione politica del governo cittadino, più che mai coreso, più che mai intenzionato a confermarsi per fare emergere «le enormi potenzialità che la città sa esprimere».
La parola passa all’assessore giallo  Iacopo Rebecchi, certo che questa sia la formula da adottarsi per coinvolgere intelligenze, le più disparate e trasversali, in un progetto di rinascita. Stessa convinzione che esprime lo stesso  Mattia Palazzi, salito sullo sgabello dell’oratore. «Quattro anni fa non ci si credeva in molti, e persino fra i partiti c’era diffidenza. Invece abbiamo vinto perché i molti che vedo qui non si sono impegnati per protagonismo, ma sono andati a prendere le persone e la loro fiducia. Io non so – ha poi rimarcato il sindaco – cosa voterete alle politiche, e non me ne può fregare di meno; ma oggi e qui noi vogliamo che si ragioni nel merito, tanto che vedo fra voi gente che alle scorse comunali erano contro di me», con riferimento ad  Alberto Grandi,  Andrea Gardini e  Arnaldo De Pietri, confluiti in maggioranza.
Sta bene attento Palazzi a non usare il “noi” quando parla della lista che porta il suo nome. Anzi, prefigura il salto: «Questa non è la mia lista, e si può anche pensare di togliere il mio nome dal simbolo». Ci penseranno gli addetti ai lavori a farlo. In conclusione, frattanto, Palazzi annuncia un’iniziativa “populista”: alla mostra di Chagall, che sta per tagliare il traguardo dei 70mila visitatori, toccherà una chiusura “col botto”: apertura sino a mezzanotte l’ultimo giorno, ed ingressi gratis. Ovazione, ovviamente dai suoi fan, che almeno idealmente il nome “Palazzi” nella lista gialla lo vorrebbero mantenere.