MANTOVA Se fino ad alcuni anni fa la presenza di equipaggi delle Forze dell’ordine impegnate nelle attività di controllo del territorio per la prevenzione di reati ed in particolare i posti di controllo effettuati lungo le arterie viarie erano segnalati tra gli automobilisti in transito mediante l’uso dei fari abbaglianti, la nascita dei social e la possibilità di organizzare gruppi di persone con le quali condividere informazioni di “interesse comune” ha fatto nascere, nella fantasia di un cittadino mantovano, l’idea di creare, su una piattaforma di messaggistica istantanea, un gruppo finalizzato a rendere possibile, mediante il contributo di ognuno degli iscritti, la segnalazione e la condivisione, in tempo reale, della posizione di equipaggi delle Forze di Polizia sul territorio di questa provincia e di quelle limitrofe.
L’attività del gruppo, nel rendere nota agli iscritti ed, eventualmente, ai loro ulteriori contatti l’ubicazione delle pattuglie in servizio ha consentito non solo l’elusione dei quotidiani controlli finalizzati ad accertare e sanzionare irregolarità a volte molto gravi e pregiudizievoli per la sicurezza di tutti gli utenti della strada, ma ha potenzialmente agevolato anche i responsabili di gravi reati anche di natura predatoria che, in tal modo, hanno avuto la possibilità di sottrarsi ai controlli delle Forze di Polizia.
Tra i componenti del gruppo, in fase di identificazione, vi sono infatti persone con precedenti per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti per le quali la costante localizzazione delle pattuglie potrebbe aver consentito di perpetrare con maggiore tranquillità le loro attività delittuose.
In breve tempo i partecipanti al gruppo hanno raggiunto il numero massimo possibile di mille iscritti e, pertanto, l’amministratore ne ha creato un altro con il medesimo scopo.
L’esistenza della chat, individuata da personale della Squadra Volante della Questura, dopo i necessari accertamenti di polizia giudiziaria, è stata oggetto di segnalazione alla locale Procura della Repubblica la quale ha disposto una perquisizione nei confronti dell’amministratore del gruppo.
A Porto Mantovano, personale della D.I.G.O.S., della Squadra Volante e della Sezione provinciale per la Sicurezza Cibernetica di Mantova (Polizia Postale), ha dato esecuzione alla perquisizione delegata presso il domicilio del creatore del gruppo acquisendo documentazione informatica utile per il prosieguo delle indagini.
Tra le ipotesi di reato contestate al soggetto vi è quella del delitto di interruzione di Pubblico Servizio mentre è tuttora al vaglio la posizione dei numerosi altri iscritti, al fine di definirne le singole responsabilità, dal momento che alcuni utenti, in maniera molto più attiva di altri, hanno segnalato, attualizzato e condiviso la posizione delle pattuglie delle Forze di Polizia, accompagnando spesso i relativi post sulla chat del gruppo con espressioni oltraggiose e denigratorie.
Si specifica che il presente procedimento è nella fase delle indagini preliminari e che l’attuale indagato e le altre persone che saranno segnalate alla Procura della Repubblica al termine delle indagini in corso, sono da considerarsi innocenti sino ad un provvedimento definitivo dell’Autorità Giudiziaria.
Il commento del Questore di Mantova Giannina Roatta: “Si tratta di un significativo, ed evidentemente diffuso malcostume che denota come minimo mancanza di senso civico; vogliamo pensare infatti che almeno una parte degli oltre 1000 partecipanti alla chat, numero rilevante se si pensa al limitato raggio di azione, abbia agito con “leggerezza” e non si sia resa conto della gravità di tale comportamento e delle inevitabili conseguenze.
L’ubicazione dei posti di controllo delle forze di polizia sono informazioni che fanno gola ai malintenzionati che, conseguentemente, possono agire più indisturbati in altre aree cittadine o della provincia per i loro malaffari. Tra i partecipanti alla chat, tra l’altro, come appurato da primi accertamenti, vi sono numerosi soggetti con precedenti. Ovviamente verificheremo la posizione di tutti i partecipanti, alcuni dei quali, molto attivi, hanno anche usato nomignoli od immagini oltraggiose nei confronti degli operatori di polizia. In estrema sintesi, oltre a denotare assenza di senso civico, coloro che hanno diffuso quelle notizie in chat hanno in qualche modo favorito i malviventi che le hanno sfruttate a scapito della sicurezza dei cittadini. Ma una considerazione va anche fatta sull’ipotizzata “leggerezza”: se non si ha nulla da nascondere, perché mai si dovrebbe temere un normale controllo di polizia?”