Atti persecutori e minacce alla ex moglie, 40enne sotto accusa

MANTOVA Per anni sarebbe stata vittima di reiterati atti persecutori perpetrati ai suoi danni dall’ex marito. Una vicenda delicata iniziata a partire dal maggio 2015, vale a dire all’atto della separazione giudiziale della coppia. Sul banco degli imputati, a seguito delle diverse denunce presentate ai carabinieri dalla persona offesa, era così finito un quarantenne palermitano residente a Roverbella, accusato di stalking, minacce e violazione degli obblighi di assistenza familiare.
I fatti a lui ascritti risalivano ad un arco temporale di circa tre anni, dal 2015 fino al 2018 quando al presunto stalker era stato imposto dal giudice un ordine restrittivo di avvicinamento alla compagna, a fronte di diversi episodi violenti e molesti. A ricordarli in aula, nel corso della prima seduta dibattimentale, era stata quindi la stessa vittima, costituitasi a processo come parte civile. Un racconto il suo, innanzi al giudice Chiara Comunale, non certo avaro di casi emblematici messi in atto ai suoi danni dall’ex coniuge, anche alla presenza dei loro quattro figli piccoli. Come quando vista in auto con un altro uomo si era messo all’inseguimento dei due e una volta raggiunti e bloccati aveva pensato bene di insultare lei e percuotere l’amico.
Oppure come quando durante un’udienza in tribunale circa l’emissione dell’ordine di protezione – lui si era presentato in aula minacciando di morte sia la donna che il proprio avvocato. Il tutto “condito” da continui pedinamenti e appostamenti nei luoghi da lei frequentati, telefonate o messaggi offensivi e minatori, con frasi del tipo «ti taglio la gola» o «ti spezzo le gambe». Chiamato invece ieri mattina, a salire sul banco dei testimoni, il padre della parte offesa: l’uomo, ribadendo come l’ex genero fosse stato sempre un soggetto particolarmente aggressivo e violento, ha così portato ad esempio un paio di episodi specifici in capo all’imputato, uno circa il danneggiamento del giardino della casa dei genitori della ex, ove la donna si era trasferita dopo la seprazione, e l’altro che l’avrebbe visto responsabile di un pugno sferrato ad una amica della figlia.