MANTOVA Più di 130 persone denunciate per bracconaggio, 77 fucili sequestrati e oltre 800 uccellini appartenenti a speci protette trovati ancora vivi. Sono i principali numeri dell’operazione “Black spot”, che si è svolta tra Brescia e Mantova nell’ambito del piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici. Oltre ai carabinieri della Forestale vi hanno partecipato diverse associazioni ambientaliste, ma anche gli stessi cacciatori, tutti impegnati in ore e ore di lavoro per quasi un mese tra appostamenti, registrazioni e raccolta di informazioni prima di entrare in azione. Un’operazione portata avanti da una cinquantina di militari del raggruppamento Cites, supportate da diverse associazioni ambientaliste quali Cabs, Legambiente, Wwf e Lac, che ha permesso di ridurre l’abbattimento di esemplari protetti per il sequestro di un quantitativi di strumenti illegali quali richiami elettronici, reti, gabbie, trappole e archetti. Strumenti che causano enormi sofferenze alla fauna lasciata viva e agonizzante per un lungo tempo. Gli stessi cacciatori, ma anche numerosi cittadini hanno fornito un supporto alle forze dell’ordine per cercare di arginare questo fenomeno. L’operazione ha portato alla denuncia di 130 persone e 77 fucili sequestrati. Non solo, i militari hanno trovato circa 900 dispositivi di cattura illegale e hanno rinvenuto oltre 3.800 uccelli, 840 dei quali vivi, tra cui numerose specie particolarmente protette, tutti catturati o uccisi in modo illecito dai bracconieri. Gli uccelli sono stati affidati al centro di recupero il Pettirosso di Modena per il successivo rilascio in natura. Sono diverse le ipotesi contestate: dal furto aggravato di fauna selvatica alla ricettazione, ma anche maltrattamento di animali, uccellagione, esercizio della caccia con mezzi non consentiti al porto abusivo di armi.