MANTOVA – Estorsione, violenza privata, atti persecutori, turbativa d’asta, concussione, peculato; reati che ricorrono in ben nove capi d’imputazione nei confronti di un carabiniere che all’epoca dei fatti era in servizio alla stazione di Bigarello, e di sua moglie. Reati che sarebbero stati commessi ai danni di una coppia di coniugi e dell’anziana madre di uno di essi per impedire loro di partecipare ad un’asta in tribunale a Mantova per la vendita di una villa che apparteneva alle stesse vittime. I fatti risalgono al 2014 e nel frattempo il militare è stato trasferito nel Leccese e si è separato dalla moglie. I due però erano riusciti ad acquistare l’immobile che era stato messo all’asta e per questa vicenda la procura ha chiesto nei loro confronti il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare fissata per ieri mattina, però non si è svolta perché il carabiniere avrebbe comunicato al tribunale di Mantova che per questioni di servizio non poteva essere presente come testimone, “dimenticando” di essere invece l’imputato. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, i due coniugi avrebbero prima offerto 5mila euro all’ex proprietario dell’immobile che stava per essere messo all’asta affinché non prendesse parte alla stessa, dopodiché sarebbero iniziate le minacce sia a lui che a sua moglie. In alcuni frangenti il carabiniere, che all’epoca prestava servizio nella stazione di riferimento al paese in cui risiedevano le sue vittime, avrebbe minacciato i due coniugi, ai quali aveva poi cominciato a chiedere 5mila euro come risarcimento dopo avere comunque ottenuto l’acquisto dell’immobile messo all’asta. Secondo l’accusa il militare avrebbe anche mostrato la pistola d’ordinanza in tono minaccioso all’uomo che ricattava, e avrebbe detto a sua moglie che le avrebbe fatto togliere la custodia dei figli. L’udienza preliminare è stata aggiornata al prossimo febbraio.