MANTOVA Quando aveva ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini a suo carico aveva chiesto, come suo diritto, di essere sentito dal gip. Richiesta che però non è mai stata soddisfatta, così ieri mattina il giudice che doveva decidere riguardo all’eventuale rinvio a giudizio di un 46enne per un presunto caso di codice rosso, è stato costretto a rinviare gli atti alla procura per evitare che il provvedimento fosse passibili di annullamento. La vicenda riguarda un professionista residente in città accusato di violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti dell’ex moglie. I fatti in questione riguardano un periodo di tempo di 5 anni tra il 2025 e il 2020. L’uomo, secondo l’accusa, avrebbe sviluppato una gelosia morbosa nei confronti della moglie, arrivando installare delle telecamere in casa per controllare cosa faceva durante la sua assenza, e a nascondere un navigatore satellitare nella sua auto per controllare ogni suo spostamento. Oltre a ciò la donna avrebbe subito maltrattamenti e vessazioni, sarebbe stata picchiata dal 46enne che l’avrebbe anche costretta ad avere rapporti sessuali contro la sua volontà. Alla fine lei se n’era andata e lo aveva denunciato. Era così scattata la procedura per codice rosso e le indagini del caso con l’audizione della donna in sede di incidente probatorio. Il 46enne aveva chiesto di essere sentito a sua volta ma la sua richiesta era stata “dimenticata”. Ieri all’udienza preliminare il gup ha quindi rinviato gli atti alla procura per un supplemento d’indagine. Un eventuale rinvio a giudizio sarebbe stato facilmente impugnato dalla difesa che avrebbe così fatto annullare il processo.