MANTOVA È stata inaugurata ieri mattina la sede ristrutturata della Croce Rossa Italiana a Mantova. La palazzina di viale Pompilio ha goduto di circa 70mila euro di fondi per attuare gli interventi migliorativi, soldi raccolti in parte grazie al Comitato Nazionale della Croce Rossa (proprietario dell’immobile) e grazie all’aiuto degli stessi volontari mantovani. Quattro mesi la durata degli interventi: sono stati rifatti sia l’esterno (cancellata nuova e muri) sia i locali interni (installata una nuova caldaia, muri e affisse le scritte previste dal regolamento interno della croce rossa italiana, il simbolo e i sette principi, ad opera della madonnara Ketty Grossi). Nella stessa occasione è stato inaugurato l’ultimo arrivato del parco macchine: un’ambulanza di ultima generazione (dal valore minimo di 80mila euro), già in funzione nello stesso pomeriggio, che si aggiunge agli altri mezzi a disposizione dei volontari (cinque ambulanze e due autovetture per trasporto sanitario). Sono circa 130 i volontari presenti nel capoluogo, ai quali si sommano una trentina di infermiere volontarie allieve: una compagnia al servizio della comunità, persone che hanno sulle proprie spalle un impegno professionale ma operano su base volontaria. E le difficoltà non vengono nascoste anche in questo momento di festa : «Siamo sempre in difficoltà – spiega il presidente del comitato locale, Matteo Formizzi – accettiamo i servizi richiesti sulla base delle nostre forze». Una comunità nella comunità, luogo dove nascono rispetto e stima che vanno oltre le ore di servizio come dimostra la commozione nel momento in cui viene svelata la targa affissa nella stanza intitolata a Romana Barbieri, recentemente scomparsa, volontaria simbolo della sezione di Mantova. Ieri mattina, oltre ai responsabili della Cri, erano presenti il sindaco Mattia Palazzi; l’assessore Andrea Caprini, il presidente della provincia Carlo Bottani; il consigliere regionale Alessandra Cappellari; il viceprefetto Angelo Araldi; il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Vincenzo Di Stefano e il dirigente della Digos, Stefano Duca.
Antonia B. Baroni