MANTOVA A un certo punto il giudice ha deciso di interrompere l’udienza perché il giovane vittima dell’aggressione, rivivendo quei terribili momenti in cui era a terra sotto i colpi di un commando di suoi connazionali armati di spade, è stato vinto dall’emozione e non riusciva più a parlare. Dopo essere rimasto per una decina di minuti fuori dall’aula, con l’avvocato Andrea Pongiluppi, con il quale si è costituito parte civile al processo, è rientrato e ha terminato il suo racconto. È iniziato ieri mattina il processo che vede imputati otto indiani per accuse che vanno dalle lesioni aggravate alle minacce. Il fatto risale al 27 maggio 2014, quando un commando di almeno tre indiani aveva teso un agguato a un giovane anche lui indiano a Viadana. Un agguato che avrebbe avuto come movente degli screzi sul luogo di lavoro tra indiani di religione sikh. Ad avvalorare questa tesi c’è il fatto che tra le persone coinvolte ci fossero anche dei colleghi del giovane. L’aggressione era avvenuto all’alba, mentre il giovane usciva di casa per andare al lavoro in una fabbrica della zona. Secondo l’accusa solo i colleghi della vittima potevano sapere quale turno di lavoro avesse quel giorno. Il giovane era stato picchiato e anche ferito con delle armi da taglio, in particolare delle spade. Trasportato all’ospedale Oglio Po era stato in seguito dimesso con una prognosi di 45 giorni; in realtà gli ci vollero oltre sette mesi per riuscire a tornare al lavoro. L’aggressione di quel 27 maggio seguiva di pochissimi giorni un analogo fatto di violenza capitato nei pressi del tempio sikh di Martignana, e già nelle settimane precedenti negli ambienti religiosi degli indiani sikh si erano registrati casi di violente risse. Ciò che aveva fatto scattare le indagini dei carabinieri da una parte e le ritorsioni degli autori degli agguati dall’altra. Infatti il mese seguente i carabinieri avevano denunciato cinque indiani sikh per minacce e danneggiamento aggravato nei confronti di un altro indiano, parte civile con l’avvocato Alessandro Ferrari, allo scopo di indurlo a non rivelare nulla alle forze dell’ordine in merito all’aggressione del 27 maggio precedente. Il processo proseguirà il prossimo 12 settembre quando saranno sentiti altri testimoni e la fase dibattimentale dovrebbe chiudersi entro la fine di quest’anno.
Carlo Doda