MANTOVA – «Abbiamo ricevuto una prima chiamata d’intervento, in merito ad una caduta accidentale dalle scale dovuta ad un probabile malore, seguita poco dopo da una seconda telefonata che segnalava un peggioramento dello stato di coscienza della persona rimasta ferita». Questo quanto riferito ieri pomeriggio, davanti ai giudici della Corte d’Assise, da un soccorritore del 118, intervenuto con altri colleghi quel 9 dicembre 2021 nell’abitazione di via Largo Puccini, chiamato per primo a salire sul banco dei testimoni della pubblica accusa. «Una volta entrati in casa, (in foto durante i rilievi dei Ris) – ha proseguito il teste – abbiamo quindi rinvenuto evidenti tracce di materiale ematico sia sul pavimento che sulle pareti del soggiorno, dove a terra si trovava l’anziana riversa su un fianco. A quel punto, messa supina, mi sono accorto subito che la donna presentava un’ampia ferita in testa a livello occipitale e dopo una più attenta analisi ho individuato un profondo taglio “a tutto collo”, lacerazione questa assolutamente non compatibile con una caduta accidentale. Per questo ho subito provveduto ad allertare personalmente l’intervento dei carabinieri. In precedenza uno dei quattro soggetti presenti all’interno dell’abitazione (i figli di Anna Turina, la nipote e per l’appunto il genero – ndr) si era anche reso disponibile a dare una mano nei soccorsi, i suoi abiti però erano molto sporchi di sangue».