Indagini chiuse per il delitto del Boma

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MANTOVA –  La procura di Mantova ha chiuso le indagini dell’omicidio del Boma, avvenuto lo scorso luglio, quando un albanese rimase vittima di un agguato tesogli da due nordafricani. L’avviso di conclusione delle indagini (articolo 415 bis del codice di procedura penale, ndr) è partito dagli uffici di via Poma la scorsa settimana. Ora le difese hanno venti giorni di tempo per presentare delle memorie difensive ed altra documentazione, dopodiché verrà fissata l’udienza preliminare. Le accuse formulate nei confronti dei due nordafricani arrestati sono di omicidio volontario e tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione, motivo per il quale i due arrestati l’ergastolo. Il fatto era accaduto la notte del 2 luglio dello scorso anno quando Atilio Ndrekaj, 24enne albanese, e Pierfrancesco Ferrari, 35enne di San Giorgio, erano stati aggrediti a colpi di mazza da baseball nei pressi del piazzale della Favorita in zona Boma. L’albanese era morto dopo 48 ore di agonia, mentre il 35enne era riuscito a sopravvivere a quello che fin da subito era apparso come un agguato vero e proprio. Il primo a finire in manette, era stato un 35enne marocchino domiciliato a Suzzara. I carabinieri del Nucleo Investigativo lo avevano preso pochi giorni dopo l’agguato del Boma dalle parti di Varese, a bordo di un treno mentre cercava di passare il confine. Quando era stato sentito dal gip aveva respinto ogni responsabilità addossandole al secondo uomo. Per quest’altro invece c’è voluto un po’ di più, perché il confine lui era riuscito a passarlo, ma alla fine anche il secondo uomo, un 31enne pure lui marocchino, era stato fermato in Spagna ad Algeciras, cittadina a poca distanza da Gibilterra lo scorso gennaio dalla Guardia Civil che aveva ricevuto la segnalazione dei carabinieri di Mantova che erano riusciti a identificarlo. Dietro l’agguato costato la vita al 24enne albanese ci sarebbe stato un regolamento di conti fra spacciatori di droga.