MANTOVA Era stato chiamato a testimoniare in una causa civile atta a disporre lo scioglimento della comunione dei beni acquistati da una coppia di coniugi in costanza di matrimonio. Ma il tenore della sua deposizione, incentrata sugli effettivi rapporti sentimentali da lui instaurati da tempo con una delle parti in causa, alla fine gli era costata un rinvio a giudizio. Alla sbarra, per il reato di falsa testimonianza, era così finito un 56enne di Mantova. I fatti a lui contestati erano occorsi il 10 novembre 2014. Quel giorno innanzi al giudice della sezione civile Sara Telò, l’uomo era comparso per rispondere a precise domande circa la relazione extraconiugale avuta con una 50enne anch’egli residente nel capoluogo virgiliano, e parte attrice in quel procedimento intentato per determinare la spartizione dei corredi nuziali. Stando alla ricostruzione il matrimonio tra i coniugi, contratto nel 1992, sarebbe naufragato proprio a causa di quella relazione clandestina – non la sola addebitata alla moglie – comportando a carico dell’ex marito, un 55enne trasferitosi a Levata a seguito della separazione, ripercussioni consistenti in sofferenze fisiche e morali. Anche se sotto giuramento, il teste avrebbe invece negato ogni tipo di consumata infedeltà, confermando ad ogni modo una superficiale conoscenza tra i due fatta di sporadiche frequentazioni e solo a titolo lavorativo. Questo nonostante fossero state addotte in tale sede molteplici riprese fotografiche e video effettuate da un investigatore privato assoldato dal marito tradito che certificavano ripetuti incontri tra gli amanti consumati tra il dicembre 2008 ed il gennaio 2009. Alla luce di tali prove il 56enne aveva solo dichiarato di riconoscersi in dette immagini ma negando ogni sorta di relazione amorosa. Ieri mattina si è così arrivati all’epilogo della vicenda anche in ambito penale: l’imputato comparso di fronte al giudice per l’udienza preliminare Gilberto Casari è stato condannato con rito abbreviato a un anno e quattro mesi di reclusione, pena sospesa. Riconosciuto altresì all’ex marito in qualità di parte civile e difeso in aula dall’avvocato Luca Faccin, un risarcimento del danno pari a 2mila euro.
Nega la tresca dichiarando il falso, condannato 56enne
Un anno e quattro mesi di reclusione