Preso a martellate in testa per una banale lite: fermato un 37enne

MANTOVA – Una banale lite ha rischiato di sfociare in tragedia, e se l’aggredito alla fine se l’è cavata con delle lesioni meno gravi di quanto apparso in un primo momento, l’aggressore ora deve fare i conti con la pesante accusa di tentato omicidio. Gli agenti della Volante hanno fermato l’altro ieri un 37enne nigeriano che nella tarda mattinata di domenica scorsa aveva preso a martellate un indiano di 53 anni. Il fatto era accaduto in piazza Lega Lombarda intorno alle 11: pieno giorno e pieno centro. A quell’ora una donna che aveva assistito all’aggressione chiamava la questura per segnalare l’accaduto. Gli agenti che arrivavano sul posto trovavano l’indiano in stato di agitazione, con ferite sanguinanti al volto e al collo. L’uomo riferiva che poco prima aveva avuto un diverbio per futili motivi e che, ad un certo punto, l’altro aveva tirato fuori un martello con cui lo aveva colpito, per poi darsi alla fuga. L’indiano forniva anche una descrizione dell’aggressore e la donna che aveva dato l’allarme mostrava agli agenti una foto fatta con il cellulare dell’aggressore mentre scappava. Grazie a una descrizione così dettagliata gli agenti trovavano fin da subito una somiglianza con un soggetto già attenzionato dall’Arma dei Carabinieri per aver tenuto delle condotte simili e subito quindi iniziavano a perlustrare i luoghi limitrofi: le prime attività di ricerca, coordinate anche grazie alle informazioni rilasciate dalla Centrale Operativa, davano esito positivo nella mattinata di lunedì scorso, quando il sospetto, 37enne nigeriano regolare sul territorio in quanto richiedente asilo, veniva rintracciato in via Teatro Vecchio. Sottoposto a perquisizione gli venivano trovati addosso vari oggetti atti ad offendere tra i quali anche un martello sul quale sono in corso accertamenti scientifici per verificare se è lo stesso usato per l’aggressione. L’uomo, pluripregiudicato per reati quali lo spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni aggravate, minaccia e danneggiamento, veniva identificato negli uffici della questura e quindi, alla luce degli indizi raccolti dagli agenti, veniva sottoposto a fermo e portato in carcere in attesa della convalida.