MANTOVA In questo Primo Maggio anomalo abbiamo esposto presso il Monumento dei caduti sul lavoro (in piazzale Gramsci a Mantova) uno striscione per dire forte e chiaro che i diritti, la salute e la sicurezza dei lavoratori deve essere una priorità assoluta. Nel 2019 le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail sono state 642.000. I lavoratori e le lavoratrici che hanno perso la vita sono stati 1.089. Le patologie di origine professionale denunciate ammontano a 61.310. “Andrà tutto bene se difendiamo i lavoratori” è un messaggio semplice e allo stesso tempo rivoluzionario: troppo spesso il profitto viene anteposto alla dignità e alla vita di milioni di persone. Per questo motivo l’unica via d’uscita è ribaltare questo sistema. La pandemia che ha colpito l’Italia e il mondo intero ha spalancato le porte ad una crisi economica e sociale che era nei numeri da tempo. Queste sono le cifre che bisogna considerare per tastare il polso del paese reale: ai 5 milioni di poveri già accertati si aggiungono tutti quelli che la crisi ha lasciato in mezzo a una strada, e quelli che saranno sbattuti fuori nel momento in cui le imprese potranno di nuovo licenziare. Oltre dieci milioni di persone, con le loro famiglie, si trovano o si troveranno senza un mezzo per tirare avanti.
In questi mesi a contagiarsi è stato mandato il popolo lavoratore: quello che lavora nella sanità, spesso sfruttato e bistrattato; quello che è stato obbligato a continuare a lavorare in produzioni non essenziali, con poche tutele sulla sicurezza; così come quello dei servizi e della grande distribuzione. Confindustria e le altre organizzazioni datoriali hanno mostrato chiaramente quanta importanza viene data alla vita, alla salute, ai diritti di lavoratrici e lavoratori: zero.
Questo primo maggio ci presenta simbolicamente i compiti che dovremo affrontare nel prossimo futuro:
• esigere una risposta al problema della povertà, con l’introduzione di un reddito d’emergenza vero, adeguato per quantità e per platea, che garantisca finché è necessario a milioni di famiglie il modo di tirare avanti;
• costruire forme efficaci sui territori per il controllo della sicurezza sui luoghi di lavoro e per il rispetto dei diritti dei lavoratori
• esigere che i ricchi del paese paghino il conto degli abusi, degli sperperi e delle ruberie commesse in questi anni. È il momento di andarsi a riprendere quello che hanno accumulato sfruttando il lavoro degli altri per redistribuire un po’ della – tanta – ricchezza privata presente nel paese.